(DIRE) Roma, 18 nov. - "La Legge 38 non riguarda solo le cure palliative, ma anche il dolore cronico non oncologico, che in Italia riguarda 15 milioni di persone e nella sola regione Lazio 1 milione e mezzo di cittadini. Solo un numero limitato di questi potrà accedere all'assistenza prevista dalla Legge 38 poiché non siamo ancora in grado di rispondere a tutti i loro bisogni. Il decreto della Regione Lazio è certamente un primo passo, ma bisognerà puntare sulla formazione dei medici di famiglia in tutti e due i tipi di dolore". È il commento di Luisa Gatta, coordinatrice della commissione Terapia del dolore dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Omceo) della provincia di Roma e anestesista rianimatore presso l'ospedale di Tivoli Asl Roma 5, intervistata dall'agenzia Dire.
"Quest'ultimo decreto sull'ampliamento della rete delle cure palliative e delle strutture dedicate qualcosa ha portato e spero porterà- prosegue la coordinatrice- Adesso sono 26 gli hospice nella regione Lazio e i posti residenziali sono stati incrementati di 104 unità arrivando a 496. Inoltre- ricorda- i pazienti assistiti a domicilio sono stati elevati a 2.000.
Bisognerà vedere quanti conoscono questa rete e come indirizzarli".
La commissione Terapia del dolore dell'Omceo di Roma, nata nel 2012, si è occupata prevalentemente della rete del dolore cronico non oncologico. "Abbiamo fatto una ricognizione delle strutture di Roma e provincia per quanto riguarda i centri di terapia del dolore. Vorremmo realizzare un modello di equipe multidisciplinare che preveda anche psicologi ed operatori della riabilitazione- sottolinea la coordinatrice- laddove, ad esempio, ci sono delle aggregazioni di medici di famiglia per portare una prima risposta al paziente affetto da dolore. Sulle cure palliative il problema è invece sorto poco più di un mese fa, con la morte del paziente terminale al Pronto soccorso del San Camillo. Un evento che ha portato alla luce un gap formativo e informativo sugli hospice e su quelle che sono le cure a domicilio. Di fatto- continua Gatta- un paziente terminale non dovrebbe arrivare al Pronto soccorso, non è certo il luogo più adatto per rispondere alle sue esigenze e a quelle dei suoi familiari".
Luisa Gatta, coordinatrice della commissione Terapia del dolore dell'Omceo di Roma, fa poi chiarezza sulle cure palliative: "Non riguardano solo i pazienti oncologici. L'età della popolazione è aumentata, così come le malattie croniche (ad esempio l'Alzheimer). Questo significa che tutti i pazienti con malattie croniche ad andamento evolutivo infausto dovrebbero essere inseriti nelle cure palliative. Pazienti inguaribili in fase avanzata e terminali indipendentemente dalla patologia di base: cardiologici, neurologici, pneumologici, malati di bronchite cronica, metabolici".
Anche il dolore cronico non oncologico "comprende numerose patologie. Dal dolore neuropatico alla nevralgia post erpetica, dal famoso mal di schiena a tutti i dolori osseo-articolari, poiché le forme di artrosi sono malattie degenerative che prevedono un trattamento. Il dolore cronico se non trattato- avverte l'esperta- diventa esso stesso una malattia, non è più un sintomo".
Per Gatta "la maggiore criticità è nella scarsa formazione degli operatori e in una carente informazione dei medici, degli operatori e delle famiglie che devono sapere che esiste una rete delle cure palliative, che è previsto un ricovero in hospice e che questi pazienti possono essere assistiti anche a domicilio. Il primo anello della Legge 38 è proprio l'ambulatorio del medico di famiglia- prosegue- e sarebbe opportuno che i medici di famiglia fossero formati per poter realizzare un primo screening del paziente con dolore. Se poi il dolore assume altre caratteristiche e necessita di esami più approfonditi, o di uno specialista, bisognerà ricorrere ai centri di terapia del dolore".
La rete delle strutture nel Lazio "è divisa tra gli ambulatori dei medici di famiglia, i centri Spoke (quale prima risposta) e i centri Hub del Policlinico Tor Vergata e del Policlinico Umberto I- specifica Gatta- dove di fatto sono previste le cure più complesse".
L'Omceo Roma ha già "realizzato un corso residenziale per i medici di medicina generale. La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) ha poi sviluppato dei programmi di formazione a distanza, sempre sul dolore cronico. Qualcosa si muove ma non in modo esteso, è tutto ancora a macchia di leopardo. Noi ci impegneremo soprattutto nella formazione ed è ovvio che quella a distanza raggiunge più persone rispetto agli enti residenziali. Dobbiamo coinvolgere chi sta prima a contatto con il paziente- conclude la coordinatrice della commissione Terapia del dolore Omceo Roma- partendo dal medico di famiglia".
(Rac/ Dire)