(DIRE) Roma, 16 mar. - Un istintivo senso di dramma che può portare a una perdita di sicurezza e innescare un vero e proprio 'circolo vizioso dello stress'. La disfunzione erettile è spesso vissuta con un'aspettativa negativa che è causa, nel 20% dei casi, di tensione e nervosismo: uno stato d'ansia che a sua volta, in 1 uomo su 3, può favorire ulteriori problemi di erezione. In occasione della Festa del Papà (sabato 19 marzo) la Sia (Società italiana di Andrologia) diffonde, con il supporto incondizionato di Eli Lilly, i racconti 'Dire fare amare': storie vere di disfunzione erettile, che permettono di fare luce sul alcune delle cause e sul peso psicologico di un problema che affligge circa 3 milioni di italiani e i cui sintomi, tra i 40 e i 70 anni, si presentano addirittura in un uomo su due.
"La disfunzione erettile- spiega il dottor Paolo Turchi, titolare della specialistica andrologica dell'Ospedale di Prato- è molto più diffusa di quanto si creda: colpisce circa 3 milioni di maschi italiani ed è il primo disturbo sessuale per importanza e per impatto sulla psiche. Infatti la disfunzione erettile, se trascurata e non curata, può cronicizzarsi e trasformarsi in una fonte di ansia, depressione e insicurezza. Deve essere ben chiaro, allora, che un problema di erezione ha sempre concause e implicazioni psicologiche, ma può anche essere un primo campanello di allarme di una malattia fisica sottostante, che non si è ancora manifestata fino a quel momento. È il caso, ad esempio, di un problema circolatorio che, soprattutto in uomini con fattori di rischio vascolare come il colesterolo alto, il fumo di sigaretta, il diabete o l'ipertensione può avere proprio nella disfunzione erettile una prima manifestazione clinica".
La disfunzione erettile, intanto, viene spesso vissuta dall'uomo che ne è affetto come una perdita di identità di genere e una sconfitta della propria virilità. "Le storie vere raccontate nel progetto 'Dire fare amare'- prosegue Turchi-permettono di scavare nello stato d'animo che un problema di erezione può generare, in modo incontrollato e irrazionale. È invece fondamentale reagire, parlandone con la partner e rivolgendosi a uno specialista, per individuare le cause sottostanti e essere curato con la terapia farmacologica più adatta, quando necessario associata a terapie cognitivo-comportamentali. Questo atteggiamento permette di gestire il problema e molto spesso di risolverlo- conclude l'esperto- riprendendo la propria normalità".
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