Roma, 16 mar. - Comunicare, e soprattutto scrivere, sono armi efficaci contro il cancro perché producono un effetto positivo sul modo di affrontare la sfida contro il tumore. Il 78% dei pazienti giudica infatti positivamente il dialogo con il proprio oncologo (per il 41% è ottimo e per il 37% è buono). Una relazione di fiducia che ha chiare conseguenze, visto che il 68% dei malati ha acquisito maggiore consapevolezza su temi che spaziano dalle terapie, alla gestione dei disturbi legati alla neoplasia, alla riabilitazione fino allo stress e al disagio psicologico. E per l'83% il cancro oggi fa meno paura grazie a terapie sempre più efficaci. Questi alcuni numeri emersi dal sondaggio su 150 pazienti condotto dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e presentato a Roma al Ministero della Salute.
Una ricerca che però evidenzia come non tutte le barriere sono state superate, infatti il 64% ritiene di essere discriminato e che vi sia ancora uno stigma (a livello sociale e lavorativo) nei confronti delle persone colpite dal cancro. E la scrittura può aiutare a sconfiggere questi pregiudizi, fino a rappresentare una vera e propria terapia per l'81% dei malati.
Nel 2015 in Italia sono state stimate 363.300 nuove diagnosi. "Sempre più pazienti - spiega Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom - manifestano la necessità di conoscere le storie di chi ha vissuto in prima persona la stessa esperienza. Dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti perché questi cittadini siano consapevoli di dover affrontare una battaglia difficile ma da cui possono uscire vincitori. Oggi infatti il 60% delle persone colpite si lascia la malattia alle spalle e armi sempre più efficaci consentono di allungare la sopravvivenza e di cronicizzare la malattia. Ad esempio l'immuno-oncologia, grazie al suo meccanismo d'azione innovativo, stimola il sistema immunitario e ferma la malattia per un lungo periodo".
Più della metà dei pazienti (57%) ha dichiarato di aver letto un racconto sull'esperienza di malattia scritto in prima persona e diagnosi e terapie sono gli argomenti che suscitano maggiore interesse. "La narrazione - sottolinea Walter Ricciardi, presidente dell'Istituto superiore di sanità (Iss) - è lo strumento fondamentale per acquisire, comprendere ed integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura".
"L'oncologo - continua Pinto - deve sempre più tenere in considerazione le esigenze della persona assistita e dei familiari. Il dialogo medico-paziente è parte fondamentale della terapia ed è nostro compito ricercare il difficile equilibrio fra comunicazione della diagnosi e del percorso di cura, rispetto delle decisioni del paziente e assunzione della migliore decisione terapeutica, che consideri le volontà e le aspettative per la vita di ogni cittadino. Il giorno in cui una persona scopre di avere il cancro non è più un giorno 'qualunque', ma apre una nuova fase perché cambia 'diversamente' il valore attribuito alla vita e al futuro. Preoccupa però lo stigma che ancora circonda tutte le persone colpite, a 360 gradi. Clinici, cittadini e Istituzioni devono impegnarsi per eliminare l'impronta negativa ancora legata a questa malattia".
Articolo tratto da quotidianosanita.it (Wel/ Dire)