(DIRE) Roma, 8 mar. - Continuano le prese di posizione dello Snami sui costi della sanità pubblica "mal governata e mal gestita con corruzione, sprechi, reparti chiusi, organico dei medici ridotto all'osso, 'lacci e lacciuoli' ed alti costi che inducono gli italiani a curarsi sempre di meno".
"Il malgoverno della sanità- sostiene Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami- è sotto gli occhi di tutti e chi ne paga le conseguenze sono soprattutto i cittadini più poveri, sempre più numerosi, che rinunciano loro malgrado alle prestazioni sanitarie del sistema sanitario pubblico. Le statistiche fornite dall'Upb e firmate Eurostat parlano chiaro: il 7,1 per cento degli Italiani rinunciano a farsi visitare perché il costo, anche se parziale, delle prestazioni è troppo alto. Con il diminuire del reddito la percentuale aumenta e passa al 14,6 per cento.
Dieci anni fa queste percentuali erano circa la metà rispetto ad oggi per cui si presume saranno in aumento nei prossimi tempi.
Oltre i costi delle prestazioni i motivi che 'allontanano' i pazienti dal sistema sanitario pubblico è la distanza dal luogo di cura, quindi i costi dei trasporti e relativi disagi, e soprattutto le liste d'attesa".
"A proposito di questo aspetto- sostiene Domenico Salvago, vicepresidente nazionale dello Snami- nonostante abbiamo sollecitato più volte le Regioni e le Asl a porre rimedio, continuano ad esserci sacche importanti di inappropriatezza della parte pubblica. Liste di attesa non trasparenti per le prestazioni sanitarie, liste pubbliche dichiarate chiuse e 'trasferite' in agende private, non rispetto delle priorità delle prestazioni come previsto dalle normative vigenti. Il risultato inevitabile di questo malgoverno è che l'accesso al sistema sanitario pubblico è sempre più difficile per i pazienti fragili, emarginati economicamente e socialmente".
"E' allarme rosso- conclude Angelo Testa- sul potersi curare. Il famigerato 'decreto taglia esami' della Lorenzin continua ad esistere nonostante le parole spese al vento di modificarlo in una operazione di buon senso, che evidentemente manca, e crea quotidianamente conflittualità tra medici e pazienti. Non c'è rassegnazione da parte nostra, anzi ancora di più la voglia e il dovere di combattere questo sistema a cui ormai di umano è rimasto ben poco".
(Wel/ Dire)