(DIRE) Roma, 7 mar. - "La comunicazione tra medico e paziente deve essere oggettiva, veritiera, comprensibile, esaustiva, non fuorviante e sempre fondata sulle evidenze scientifiche. Questo per il medico è un dovere, perché il paziente ha il diritto di essere informato sulle questioni di salute che lo riguardano". Così Giuseppe Lavra, vicepresidente dell'Ordine dei Medici di Roma, intervistato dall'agenzia Dire in occasione dell'incontro sulla comunicazione tra medici e cittadini. L'evento, organizzato dalla Commissione comunicazione dell'Omceo Roma, si è svolto presso la sede dell'Ordine dei medici capitolini.
"Il medico deve rapportarsi al paziente in modo empatico- ha proseguito Lavra- molto umano, non certo freddo e distaccato: quest'ultimo, infatti, è un modo di praticare la medicina non avendone di fatto l'attitudine a svolgere tale professione. Il medico che non ha capacità di entrare in empatia con il paziente, allora, è bene che svolga un'altra professione. Lo ripeto: essere empatici è un'attitudine e per chi svolge questa professione è fondamentale". Secondo Lavra, nella comunicazione con il paziente il medico "non può non avere come riferimento il codice deontologico- ha quindi sottolineato- In questo ambito, allora, è importante che i nostri colleghi si rendano conto di dover far uscire il nostro codice dal cono d'ombra nel quale si è nascosto in questi anni, per arrivare a rendere attuativo ciò che dice soprattutto nell'ambito della relazione medico-paziente".
Ma cosa può fare l'Ordine dei Medici in questo senso? "Il ruolo dell'Ordine è quello di far rispettare il codice deontologico- ha risposto all'agenzia Dire il vicepresidente dell'Omceo Roma- Essendo un organo ausiliario dello Stato, infatti, per legge è preposto a tutelare il cittadino. Negli ultimi anni, però, è stato relegato in una condizione di marginalizzazione e non è stato messo nelle condizioni di poter svolgere appieno il suo ruolo. Il rilancio del nostro ruolo sarà quindi all'attenzione del consiglio nazionale a cui parteciperò, insieme al presidente Lala- ha concluso- come Ordine di Roma".
"Noi chiediamo- ha detto poi la consigliera Cristina Patrizi- che la medicina generale, che ben conosce proprio le necessità e le strategie di comunicazione, dia un contributo forte alla formazione del medico, che possa così, in questo modo, concretamente portare il suo contributo. E quindi la creazione di dipartimenti di Medicina generale attraverso cui i colleghi possano fare il ruolo di gatekeeper della salute".
GAUDIO (RETTORE SAPIENZA): SOLO 20% MEDICI SUPEREREBBE TEST EMPATIA - "Se tutti i medici facessero un test di empatia, temo che solo il 20% lo supererebbe". Così Eugenio Gaudio, rettore dell'università Sapienza di Roma, intervistato dall'agenzia Dire in occasione dell'incontro sulla comunicazione tra medici e cittadini. "Per formare i nostri studenti di medicina ad una migliore comunicazione con il paziente- ha proseguito Gaudio- alla Sapienza sono stati inseriti fin dal primo anno tutta una serie di corsi incentrati sulle 'humanities', che vanno dalla psicologia alla bioetica fino alla deontologia, toccando temi come quello della capacità di dialogare con il paziente e con i parenti".
Ha proseguito il rettore della Sapienza: "Mi permetto di dire, però, che i giovani medici sono migliori di quelli che si sono formati negli anni Settanta/Ottanta. E ne sono convinto per due motivi: poiché il numero chiuso ha bisogno di una selezione meglio calibrata- ha spiegato- questo ha portato ad una maggiore qualità media degli studenti; le riforme di studi che ci sono state, inoltre, hanno portato gli studenti di medicina ad affrontare direttamente la corsia, il malato e le malattie in maniera diversa, più incentrata sulla persona e non solo sulla capacità tecnica di risolvere il problema di salute".
Ci vogliono più umanità ed empatia, insomma? "Assolutamente sì- ha risposto all'agenzia Dire Gaudio- Non bisogna solo curare, ma soprattutto prendersi cura del malato. Questo è l'obiettivo: la strada fino ad ora è stata tracciata bene, ma è chiaro che, affinché cambino le abitudini, ci vuole tempo per percorrerla".
Negli ultimi 25 anni, intanto, ci sono state "ripetute riforme di studi medici- ha aggiunto il rettore della Sapienza- che hanno puntato a dare come obiettivo della formazione al medico non solo la parte tecnico-scientifica, ma anche quella di prendersi cura del paziente. Ed è questo, oggi, lo scopo dei nostri corsi di medicina. Ci vuole infatti una visione olistica e non più smembrata nelle varie sub-discipline- ha concluso Gaudio- che poi fanno perdere l'unitarietà della visione del malato". ROSCIO (OMCEO ROMA): 50% CONTENZIOSI PAZIENTE-MEDICO DA DIFETTO COMUNICAZIONE - "La maggior parte delle cause che arrivano in Procura per contenziosi tra pazienti e medici sono legate circa nel 50% dei casi ad un difetto di comunicazione sulla patologia". Così Giancarlo Roscio, coordinatore della Commissione comunicazione dell'Ordine dei medici di Roma, intervistato dall'agenzia Dire in occasione dell'incontro sulla comunicazione tra medici e cittadini. "L'incontro- ha proseguito- si prefiggeva quindi l'obiettivo di iniziare a riflettere sul rapporto tra medico e paziente non in senso meccanicistico, ma empatico".
Secondo Roscio, inoltre, chi non è empatico con il paziente "non dovrebbe fare il medico- ha aggiunto- Mi rendo conto che è un'affermazione forte, ma purtroppo è così perché fa parte della professionalità di un medico la partecipazione appunto empatica della malattia e della condivisione anche lieve del dolore che può provare il malato. Tanto è vero che nel giuramento di Ippocrate- ha concluso- c'è proprio questa umanizzazione del medico".
PATRIZI (SMI LAZIO): OLTRE 65% PAZIENTI HA PRIMO CONTATTO CON MEDICO GENERICO - "La comunicazione medico-paziente e' un elemento molto importante, soprattutto se consideriamo che il medico di medicina generale e' il primo accesso del cittadino al sistema sanitario nazionale. Dati pubblicati di recente, frutto del lavoro Istat sul censimento della popolazione, hanno messo in luce come i cittadini prediligano il medico di medicina generale come primo accesso al servizio sanitario nazionale, in percentuali che vanno per soggetti sopra i 65 anni oltre il 65% della popolazione. Ma anche i soggetti giovani hanno in questa figura il loro primo momento di confronto". Cosi' Cristina Patrizi, responsabile dell'area convenzionata Smi-Lazio e consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma, intervistata dall'agenzia Dire in occasione dell'incontro sulla comunicazione tra medici e cittadini. L'evento si e' svolto presso la sede dell'Ordine dei medici capitolini.
"Quella che dovrebbe essere la missione della medicina generale- ha proseguito- ossia il prendersi cura del paziente nel suo percorso sociale e familiare, stride pero' con quanto chiesto oggi al medico, cioe' di essere solo un controllore di spese e un prescrittore in nome e per conto del sistema sanitario nazionale, con regole che di volta in volta gli vengono richieste: la dematerializzata, l'elettronica e ora il cosiddetto 'decreto Lorenzin' sull'appropriatezza di spese. Elementi, questi, che inficiano in maniera negativa sul rapporto del paziente con il medico, togliendo a quest'ultimo tempo per il suo lavoro di cura e analisi precisa della patologia".
A chi ha responsabilita' politiche e di informazione, dunque, lo Smi-Lazio chiede "di aiutare il medico di medicina generale, ma tutta la categoria, a poter tornare a riutilizzare pienamente gli strumenti della clinica- ha sottolineato Patrizi- non distorti da quegli elementi che nulla hanno a che fare con la professione e che invece dovrebbero essere presi in carico, in un sistema strutturato, da altre professionalita' organizzative gestionali e segretariali. Ci hanno chiesto addirittura di fare i commercialisti, cosi' non puo' andare- ha concluso- per questo chiediamo aiuto per poter curare i nostri assistiti".
(Cds/ Dire)