(DIRE) Roma, 30 mag. - Come nei principali Paesi Ue, in Italia la mortalità materna si conferma un evento raro, con un tasso analogo alla Gran Bretagna e alla Francia dove muoiono 10 donne ogni 100mila nati vivi. Nel nostro Paese, tra il 2006 e il 2012, per cause legate alla gravidanza e al parto, ne sono morte nove ogni 100mila con un'ampia variabilità tra regioni compresa tra un minimo di 6 decessi in Toscana e un massimo di 13 ogni 100 mila in Campania. Sono le stime retrospettive più recenti del rapporto di mortalità materna calcolate dall'Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell'Iss, finanziato dal ministero della Salute, in collaborazione con le regioni Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia, e illustrate oggi nel corso del convegno 'Sorveglianza della mortalità e grave morbosità materna' che si è svolto nella sede dell'Istituto superiore di sanità.
"La causa più frequente delle morti materne precoci (ovvero entro 42 giorni dalla nascita)- hanno fatto sapere- è l'emorragia, responsabile del 43,5% del totale dei decessi, seguita dai disordini ipertensivi della gravidanza (19,1%) e dalla tromboembolia (8,7%). Tra le morti materne registrate nell'intervallo tra 43 giorni e 1 anno dal parto, un quarto è dovuto a suicidi". Ha commentato il presidente dell'Iss, Walter Ricciardi: "Il basso tasso di mortalità materna è anche frutto dell'attivazione nel nostro Paese di un sistema di sorveglianza attiva che rappresenta un'eccellenza europea in questo campo.
Basti pensare che, senza i dati prodotti dal nostro ItOSS, con l'elaborazione dei soli certificati di morte dell'Istat rimarrebbe sommerso il 60% del fenomeno. Noi, invece, con una copertura di oltre il 70% del territorio nazionale, abbiamo ottenuto un risultato straordinario che ci consentirà di diminuire ulteriormente il tasso di mortalità evitabile per un evento che, se pur raro, resta sempre estremamente drammatico".
La mortalità materna, ha proseguito Serena Donati, responsabile dell'ItOSS, è in Italia "un fenomeno raro, che d'altra parte non è possibile azzerare neppure nei Paesi socialmente avanzati dotati di un buon sistema sanitario proprio come quello italiano. Ciò che possiamo fare, e lo stiamo già facendo, è monitorare attentamente il fenomeno per individuare le principali cause di morte e morbosità materna, e aiutare così i professionisti sanitari a ridurre gli eventi evitabili". Dal 2015 la sorveglianza è attiva in 8 regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia) che coprono il 73% dei nati del Paese, per un totale di oltre 360 presidi ospedalieri coinvolti.
"L'Iss attraverso il sistema di sorveglianza ostetrica- ha aggiunto Donati- coordina un progetto multiregionale population based sulla grave morbosità materna da emorragia del post partum che coinvoge 230 presidi dotati di ostetricia e promuove, al tempo stesso, attività di aggiornamento e formazione dei professionisti sanitari tramite corsi di formazione a distanza e produzione di raccomandazioni per la pratica clinica. E' prevista per il prossimo ottobre proprio la pubblicazione di una Linea guida italiana sulla prevenzione e sul trattamento dell'emorragia del post partum".
Il 21% dei decessi, intanto, ha riguardato donne di cittadinanza non italiana; una donna su due era di età pari o superiore ai 35 anni, condizione che espone a un rischio di morte materna quasi triplo rispetto a quello delle donne più giovani, mentre il basso livello di istruzione lo raddoppia. "Il taglio cesareo- hanno fatto sapere ancora gli esperti- aumenta il rischio di mortalità e di grave morbosità materna di oltre quattro volte rispetto a quello delle donne che partoriscono spontaneamente, per quanto si debba tener presente che questo rischio è parzialmente sovrastimato poiché le indicazioni all'intervento chirurgico, se appropriate, sono esse stesse un fattore di rischio per esiti sfavorevoli materni e/o neonatali".
Dal convegno 'Sorveglianza della mortalità e grave morbosità materna' dell'Iss, inoltre, è emerso che "la maggioranza dei decessi (68%) avviene in occasione del parto e il 19% durante la gravidanza. Le morti in occasione del parto nell'86% dei casi seguono un taglio cesareo. In ordine di frequenza i dati della sorveglianza confermano l'emorragia ostetrica come prima causa di morte materna, seguita dalla sepsi, dai disordini ipertensivi della gravidanza e dall'influenza". Le criticità assistenziali più frequentemente segnalate dai clinici che hanno assistito le donne e dai revisori dei casi clinici sono: l'inappropriata indicazione al taglio cesareo, la mancanza di adeguata comunicazione tra i professionisti, l'incapacità di apprezzare la gravità del problema, il ritardo nella diagnosi e nel trattamento e la diagnosi e il trattamento non appropriati.
"Il progetto sulla grave morbosità materna da emorragia del post partum, iniziato nel 2014- hanno sottolineato gli esperti- che ha coinvolto tutti i punti nascita di sei regioni che coprono il 49% dei nati del Paese, ha permesso di stimare per la prima volta l'incidenza del fenomeno. Una donna ogni 1000 che partorisce spontaneamente e tre donne ogni 1000 che subiscono un taglio cesareo vanno incontro a una grave complicazione emorragica del post partum. I principali fattori di rischio sono l'età =35 anni, aver già avuto un taglio cesareo nelle precedenti gravidanze e partorire con taglio cesareo rispetto al parto vaginale. In forte crescita, a causa dell'aumento dei cesarei, le anomalie della placentazione che possono causare pericolose emorragie difficili da trattare. Su 590 gravi emorragie prese in esame- hanno infine concluso- nel 44% dei casi è stato necessario asportare l'utero per arrestare l'emorragia".
(Wel/ Dire)