(DIRE) Roma, 30 mag. - Dai dati dell'Istituto superiore di sanità, aggiornati al 31 gennaio 2016, risulta che in Italia i centri di Pma (Procreazione medicalmente assistita) sono 366, di cui solo 139 sono pubblici o convenzionati, mentre i rimanenti 227 sono privati. Il nostro Paese presenta poi una situazione a macchia di leopardo per quanto riguarda "i limiti di età fissati per l'accesso alle tecniche di Pma in convenzione, molto diversi da Regione a Regione, con liste d'attesa infinite durante le quali, spesso, scadono i termini previsti". È l'allarme lanciato a Roma nel corso del I Convegno internazionale dal titolo 'La tutela della salute riproduttiva', organizzato dall'associazione Pamegeiss Onlus e dalla la Società scientifica di Genetica e Infertilità dei Paesi del Mediterraneo.
La Conferenza delle Regioni, intanto, a settembre 2014 ha introdotto "il limite di 43 anni per l'accesso alla fecondazione sia omologa sia eterologa- ha poi spiegato il professore di Biodiritto Gianni Baldini- che non è contemplato dalla Legge 40 del 2004 e che prevede anche il pagamento di un ticket nel pubblico quanto nel privato convenzionato. Alcune regioni hanno ritenuto di alzare questo limite, come per esempio il Veneto, che lo ha portato a 50 anni". Ma il tetto oscilla dai 45 anni in Emilia Romagna ai 43 del Lazio. Il costo medio di una fecondazione omologa o eterologa in un centro pubblico è di 3mila euro, mentre nelle strutture private può arrivare a superare i 10mila.
"Le regioni commissariate, non avendo questo tipo di prestazioni nei Lea- ha aggiunto Baldini- che possono essere sia regionali sia nazionali, non rimborsano il costo della prestazione, se la coppia che si sottopone a tecniche di Pma va fuori dalla regione di residenza. E' per questo che molti si recano in Toscana, dove i rimborsi sono compresi nei Lea regionali".
L'incontro 'La tutela della salute riproduttiva' ha trattato il tema della Pma a 360 gradi, affrontando sul piano scientifico anche la fertilità in oncologia ossia come preservare la capacità di avere un bambino quando uno dei due nella coppia è colpito da tumore. "Con il termine sterilità- ha spiegato Alfonso Maria Irollo, direttore del centro convenzionato Chianciano Salute- si intende l'assenza di gravidanza dopo 6 mesi/1 anno di rapporti non protetti, avuti con l'intenzione di procreare. L'infertilità è invece l'assenza di gravidanza in una coppia che ha già avuto un figlio, dopo 6 mesi/1 anno di rapporti liberi, avuti con l'intenzione di procreare".
Tra le cause genetiche di sterilità ci sono le alterazioni numeriche o qualitative dei cromosomi o di loro parti, gli alleli. "Un numero superiore o inferiore di cromosomi o alterazioni di pezzi di cromosomi- ha aggiunto Irollo- sono alla base dell'impossibilità di procreare che, in questo caso, non può essere risolta se non con il ricorso a gameti e quindi a materiale genetico esterno alla coppia. Anomalie della sequenza dei geni o di loro parti possono essere responsabili di prodotti o proteine che rendono impossibile l'impianto dell'embrione- ha concluso- o rendono ostile l'organismo materno all'embrione". NUMERO SPERMATOZOI RIDOTTO DELLA METÀ NEGLI ULTIMI 50 ANNI - Negli ultimi 50 anni il numero di spermatozoi nel maschio si e' ridotto della meta'. Dai 14 ai 20 anni, inoltre, le patologie maschili che piu' danneggiano la fertilita' sono le infezioni genitali e gli stili di vita alterati. "Nella donna fra i 15 e i 20 anni- hanno fatto sapere gli esperti- le patologie che interferiscono con la fertilita' sono le infezioni, gli alterati stili di vita e i disturbi dell'ovulazione, spesso conseguenti a eccesso o difetto ponderale. Sempre nella donna fra i 20 e i 40 anni, invece, le patologie che piu' danneggiano la fertilita' sono i disturbi ovulatori, l'ovaio policistico, le infezioni genitali e i fibromi".
In base ai dati del ministero della Salute, intanto, nel 2015 su 10 coppie il 20% circa (1 su 5) ha difficolta' a procreare per vie naturali (20 anni fa la percentuale era circa la meta'). Il 40% delle cause di infertilita' riguardano prevalentemente la componente femminile, l'altro 40% la componente maschile, mentre un 20% e' invece di natura mista.
"Negli ultimi 30 anni- hanno aggiunto gli esperti- l'eta' media al concepimento in ambo i sessi e' aumentata di quasi 10 anni. Secondo l'Istat, nel 2050 la popolazione italiana sara' composta solo per il 12,6% di persone con eta' inferiore ai 15 anni; per il 54,4% apparterranno alla fascia di eta' attiva (da 15 a 64 anni), per un terzo avranno 65 anni e il 7,6%- hanno concluso- sara' costituito da anziani con piu' di 85 anni".
(Wel/ Dire)