(DIRE) Roma, 24 giu. - "L'ultima riunione, convocata per risolvere le criticità del precariato dei ricercatori negli IRCCS pubblici, ha rappresentato un punto di svolta importante per i ricercatori. Il Ministero della Salute ha deciso di intervenire per inquadrare con contratti a tempo determinato e con una progressione di carriera legata alla produttività scientifica, il personale che attualmente lavora negli IRCCS con contratti di collaborazione continuativa e professionale o con borse di ricerca". E' quanto riporta una nota della Cimo che plaude all'iniziativa ministeriale.
"Ciò è lodevole - spiega Sergio Barbieri, Vice Presidente Cimo e responsabile del Coordinamento IRCCS - perché è innanzitutto un indice di attenzione verso quegli Istituti che nonostante difficoltà anche di tipo economico portano avanti un'attività di ricerca importante a livello internazionale. E' anche un riconoscimento per questi professionisti portatori di competenze elevate e che le condizioni attuali spesso spingono a cercare all'estero quello che non trovano da noi con un doppio danno per il Paese (perdita del capitale investito per formarli e dei futuri ricavi legati al progresso scientifico nell'ambito soprattutto delle ricerca traslazionale)".
Al tavolo del ministero Cimo ha presentato una sua proposta "che in molti punti è vicina a quella illustrata dagli uffici ministeriali che prevede una stabilizzazione a medio-lungo termine mentre ora i contratti sono per lo più annuali o biennali. La durata del percorso varia da 10 a 15 anni in base alla qualità dell'attività di ricerca nella "piramide" che è strutturata su tre livelli".
"E' necessario tenere presente - prosegue Barbieri - che molti progetti soprattutto di tipo internazionale hanno durate biennali o triennali. Molti delle critiche portate avanti denotano una scarsa o nulla conoscenza delle condizioni che governano questa attività. La ricerca è per sua natura intrinseca competitiva e non tutti possono arrivare al vertice come peraltro accade ad altri percorsi professionali. Per il ricercatore è più difficile rimanere nella carriera se non è più produttivo e non ha raggiunto livelli di coordinamento del ramo di ricerca. Questo però avviene in tutto il mondo e ricordo a titolo di esempio il "publish or perish" ben noto a tutti i ricercatori. Quindi la cosa importante in questo caso non è il solido che rappresenta iconograficamente la carriera (la cosiddetta "piramide" invisa ad alcuni) ma piuttosto creare le condizioni organizzative e gestionali per consentire al ricercatore di esprimere le proprie potenzialità".
(Wel/ Dire)