(DIRE) Roma, 14 giu. - Pisa, Firenze, Milano e adesso anche Roma. Sara' presto realta' al policlinico Umberto I la protesi retinica per pazienti che hanno perso la vista a causa di malattie degenerative come la retinite pigmentosa. Si chiama Argus 2 ed e' un complesso sistema ipertecnologico in grado di restituire ai pazienti non l'autonomia ma almeno la sicurezza nei movimenti, la capacita' di distinguere le sagome e mantenere l'orientamento per una migliore qualita' di vita quotidiana.
Rigidissime le condizioni per essere considerati idonei all'impianto di questa sorta di 'occhio bionico', tra cui avere almeno 25 anni, possedere ricordi di una esperienza visiva e buone capacita' di apprendimento, perche' la riabilitazione e' faticosa e lunga con i primi risultati apprezzabili dopo circa sei mesi di esercizi quotidiani. Un intervento non per tutti, quindi.
"Non ho avuto un recupero totale della vista- spiega Riccardo Santini, paziente di 58 anni al quale e' stata impiantata la protesi- Ma sicuramente ora ho più facilita' nel muovermi, per andare in banca piuttosto che al bar, o anche solo sedermi a tavola e prendere le posate". Ma l'emozione più grande e' stata "intuire per la prima volta la sagoma di mia figlia".
Elevatissimi i costi di Argus 2, che potrebbe essere disponibile all'Umberto I a partire dal prossimo autunno, ma "molto dipendera' dalla Regione Lazio- spiega la professoressa Elena Pacella del dipartimento di Oftalmologia de La Sapienza- Si tratta infatti di un intervento costoso, delicato, con difficili fasi di preparazione. L'entusiasmo dei vertici del Policlinico davanti a questo progetto e' enorme", considerato che "questo tipo di interventi viene effettuato solo nel Nord Italia, dalla Toscana in su. Ora cercheremo di dare opportunita' anche ai pazienti del Lazio e del Sud Italia. Speriamo di renderci presto autonomi per impiantare questa nuova tecnologia".
Appello alle istituzioni anche dal direttore generale dell'Umberto I, Domenico Alessio: "Quando mi e' stato presentato questo progetto, l'ho subito condiviso. Ci stiamo provando: un grande ospedale che fa anche ricerca deve essere molto attento a queste innovazioni tecnologiche. Il problema e' fare un esame dei costi di queste procedure, ma ci sono tutti i presupposti per dire che l'universita' La Sapienza, la Regione Lazio e il ministero della Salute sono molto attenti a questi temi".
(Wel/ Dire)