(DIRE) Roma, 6 giu. - Nella lettera inviata al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al coordinatore della Commissione Salute delle Regioni, Antonio Saitta, le organizzazioni sindacali hanno espresso la loro contrarietà al modello di una nuova figura professionale sanitaria da inquadrare come categoria non dirigenziale e da ammettere in soprannumero alle scuole di specializzazione. E chiedono al governo che venga trovata una soluzione per allineare i contratti di formazione al fabbisogno, ma anche di avere risposte sui punti dell'accordo del 9 marzo: rinnovo del contratto, standard di personale, precariato e orario di lavoro.
La lettera è firmata da: Costantino Troise, Anaao Assomed; Riccardo Cassi, Cimo; Alessandro Vergallo, Aaroi-Emac; Massimo Cozza, Fp Cgil medici e dirigenti Ssn; Aldo Grasselli, Fvm; Corrado Bibbolino, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr); Biagio Papotto, Cisl medici; Carmine Gigli, Fesmed; Raffaele Perrone Donnorso, Anpo-Nuova Ascoti-Fials medici; Roberto Bonfili, Uil Medici; Filippo Fordellone, Ugl medici; Carmela De Rango, Cimop; Giacomo Milillo, Fimmg; Giuseppina Onotri, Smi; Biagio Papotto, Intesa sindacale (Cisl medici-Fp, Cgil medici, Simet-Sumai); Roberto Lala, Sumai; Cosimo Trovato, Fespa; Giampiero Chiamenti, Fimp; Giuseppe Gullotta, Cipe; Rinaldo Missaglia, Simpef; Gianfranco Prada, Amdi; Giorgio Cavallero, Assomed-Sivemp; Salvo Gibiino, Sbv.
Ecco il testo della lettera: "Le sottoscritte OO.SS. ribadiscono la necessità di arrivare ad una rapida conclusione relativamente ai punti dell'art. 22 sui quali sembra esserci una convergenza sostanziale tra le posizioni del governo, delle Regioni e quelle rappresentate dalle OO.SS.
nel documento inviatole unitariamente il 27 maggio u.s. Entrando nel merito della riserva di una valutazione separata del punto b) del documento sull'art. 22 presentato dalle Regioni, nel quale si propone di istituire, sia pure con motivazioni non disprezzabili, una nuova figura professionale sanitaria, quella del medico laureato non specialista, ed eventualmente per analogia del veterinario e del dirigente sanitario, 'con mansioni proprie della professione in coerenza con il grado di conoscenze e competenze acquisite', da inquadrare come 'categoria non dirigenziale' e da ammettere in soprannumero alle scuole di specializzazione, con le modalità di cui all'art. 35, comma 4, del d. lgs. 368/1999, con la disponibilità a superare i limiti previsti dallo stesso articolo, esprimiamo parere negativo".
Questo meccanismo, aggiungono i sindacati, richiede "infatti una non facile declaratoria dei livelli di autonomia e di responsabilità professionale, che non possono essere sovrapponibili a quella dei medici specialisti. Inoltre, modifiche corpose del Dlgs 368/1999, l'integrazione con gli ordinamenti didattici delle scuole di specializzazione e la creazione all'interno del Ccnl della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria del Ssn per i suddetti medici non specialisti di uno specifico livello retributivo, orario di lavoro e di una peculiare job description. Infine, non è chiaramente esplicitato che tutto questo non ha ricadute negative sulle dotazioni organiche delle strutture del Ssn e, conseguentemente, sulle assunzioni di specialisti necessarie a garantire i servizi nel rispetto delle normative e della sicurezza delle cure".
"Le scriventi OO.SS., nello stesso tempo- si legge ancora- dal momento che il problema di un numero di contratti insufficiente, rispetto al numero di laureati ed alle necessità del SSN, è reale e necessita di una risposta in tempi brevi, chiedono al Governo che venga comunque trovata una soluzione, con diverso provvedimento, per allineare i contratti di formazione al fabbisogno, e nello stesso tempo, per intervenire con un maggiore rigore e maglie più strette nell'accesso al corso di laurea in medicina e chirurgia. Ed alle Regioni di garantire, attraverso i Protocolli di intesa, la piena partecipazione delle strutture e dei professionisti del SSN al processo di formazione medica post laurea".
Concludono i sindacati: "Per finire, intendiamo richiamare la Sua attenzione sulla necessità di avere risposte sulle altre questioni di cui all'accordo del 9 marzo, ed in particolare: 1) i tempi per il rinnovo del Ccnl della dipendenza, dopo avere ottenuto il chiarimento sull'ambito di applicazione del comma 236 della legge di stabilità, promesso dal ministro Madia, e la certezza della entità del finanziamento, attraverso il decreto previsto, e per entrare nella fase risolutiva degli accordi delle convenzioni, che devono accogliere gli intendimenti delle recenti integrazioni all'atto di indirizzo; 2) la tempistica e la metodologia per avviare il confronto sulla definizione dello standard di personale, come auspicato dalle stesse Regioni; 3) l'apertura del confronto sui contenuti dell'art.17 della riforma Pa, per impedire il proliferare di nuove sacche di precariato e contenere i diffusi fenomeni di esternalizzazione di servizi sanitari; 4) la tempistica dell'applicazione delle norme contenute nella Legge di Stabilità per rispettare la direttiva europea sull'orario di lavoro, come richiesto anche dalla Corte di giustizia europea".
(Wel/ Dire)