(DIRE) Roma, 20 gen. - Da Mariapia Garavaglia a Girolamo Sirchia, passando per Rosy Bindi e Umberto Veronesi. Gli ex ministri della Salute, protagonisti degli ultimi vent'anni di politiche sanitarie, nell'ultimo numero di 'Monitor' (la rivista online di Agenas) ripercorrono i punti salienti del loro mandato e delle riforme realizzate, cercando di ricostruire quanto avvenuto in quello che negli anni è stato chiamato prima ministero della Sanità, poi ministero della Salute.
Ecco le anticipazioni di alcune loro dichiarazioni: "L'aziendalizzazione doveva e deve essere intesa come una sintesi di domanda e offerta, mediata da una programmazione rigorosa, funzionale ai risultati di salute da raggiungere e non ai pareggi di bilancio". Mariapia Garavaglia (ministro della Sanità 1993-1994).
"Con la Legge 229/99 il Piano Sanitario Nazionale, con i Lea, diventa strumento di programmazione funzionale ai reali bisogni di salute, si rilancia la continuità assistenziale tra territorio e ospedale e l'integrazione socio-sanitaria, si riscrivono regole più chiare e stringenti tra pubblico e privato con un nuovo modello di accreditamento, si introduce l'esclusività regolando la libera professione". Rosy Bindi (ministro della Sanità 1996-2000).
"L'ospedale deve rimanere un luogo di servizio al malato, che trova in lui il suo centro e il perno attorno al quale ruota l'organizzazione e un luogo di ricerca scientifica per dare speranze concrete di guarigione". Umberto Veronesi (ministro della Salute 2000-2001).
"Quando nel 2001 definimmo i Lea ci limitammo a elencarli, ma ben sapevamo che questo era solo un primo passo, cui doveva seguire la definizione di uno standard della quantità, qualità e costo di ogni prestazione sanitaria per garantire un SSN uniforme su tutto il territorio nazionale". Girolamo Sirchia (ministro della Salute 2001-2005).
"Applicare degli sconti (20%) e bloccare per un biennio il prezzo dei farmaci, utilizzare ove possibile i generici, invece di quelli di marca coperti da brevetti che ne innalzavano i costi, fu la leva principale per coniugare la necessità di approvigionarsi di medicine con quella del risparmio". Francesco Storace (ministro della Salute 2005-2006).
"Se tanti sono stati i risultati raggiunti, è stato determinante il nuovo clima di collaborazione instaurato con tutti gli attori del sistema; basti pensare, ad esempio, al Patto per la Salute 2007. Si è trattato del primo Patto per la Salute e ha rappresentato la traduzione concreta della governance condivisa fra il Governo e le Regioni". Livia Turco (ministro della Salute 2006-2008).
"Come medico, prima ancora che come Ministro, ritengo di aver raggiunto un importante traguardo con le 'Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore' (legge 38/2010) perché esse migliorano la qualità della vita dei malati e aiutano le loro famiglie". Ferruccio Fazio (ministro della Salute 2009-2011).
"Il sistema sanitario è quello che ha saputo produrre un'eccellenza di risultati se comparato, a livello internazionale, con i sistemi sanitari degli altri Paesi e, a livello nazionale, con altri settori non sanitari". Renato Balduzzi (ministro della Salute 2011-2013).
"La lotta agli sprechi, e quella alla corruzione, presente in sanità come purtroppo negli altri settori della vita del Paese, non deve ammettere timidezza e zone grigie. È la battaglia che vogliamo condurre". Beatrice Lorenzin (ministro della Salute).
(Wel/ Dire)