(DIRE) Roma, 19 gen. - "Il trapianto di cornea descemetico-endoteliale (DMEK) rappresenta oggi la soluzione più evoluta nella chirurgia lamellare posteriore. I risultati funzionali, la minore ipermetropizzazione, il recupero visivo più veloce e la minore presenza di rigetto vengono però a scapito di una tecnica più difficile, con una curva di apprendimento faticosa e non priva di insuccessi". Così il professor Aldo Caporossi, Direttore dell'Istituto di Oftalmologia del Policlinico Universitario Gemelli di Roma, nel corso del workshop di Chirurgia Lamellare che si è svolto al Centro Congressi del Policlinico.
Nella giornata evento, realizzata sotto l'egida della S.I.TRA.C., il professore ha condiviso e illustrato la sua esperienza nella tecnica DMEK, lavorando con i 22 primari presenti, 10 microscopi ed i tessuti per il trapianto forniti dalla Banche degli Occhi di Mestre e di Roma. "Sono state tante le tecniche chirurgiche presentate in questi anni- ha aggiunto Caporossi- ma appare evidente che in questa chirurgia le manipolazioni e i contatti con il lembo devono essere evitati.
Nella tecnica di chirurgia lamellare SCUBA no-touch il lembo che ci perviene dalla Banca degli Occhi di Mestre è già pre-tagliato, ma ancora aderente al resto della cornea: questo ha rappresentato un grosso progresso, facilitando la vita del chirurgo e rendendo la chirurgia più ripetibile. Oggi una chirurgia corneale sostitutiva- ha concluso- viene eseguita in tantissime strutture pubbliche, in poco tempo e con la massima qualità, cosa impensabile per altre chirurgie così delicate".
(Wel/ Dire)