(DIRE) Roma, 22 feb. - "Chiediamo il ritiro del 'decreto appropriatezza' che va ripensato e riscritto. Questo provvedimento nasce 'malato', perché non si pone l'obiettivo di razionalizzare il sistema, ma solo di limitare la spesa sanitaria". Così Claudio Cricelli, presidente della Simg (Società italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie), che prosegue: "Le società scientifiche devono essere chiamate a scrivere i criteri che i medici devono rispettare nel miglior esercizio della professione. La comunità scientifica è perfettamente in grado di autoregolamentarsi, organizzarsi e dettare linee di intervento che determinano la razionalizzazione degli interventi diagnostici e terapeutici portando anche benefici economici".
Una delle criticità più evidenti, prosegue, è proprio "il presupposto su cui si basa questo decreto, cioè un'estrema semplificazione di tipo burocratico con lunghe liste di esami considerati inappropriati per il Servizio Sanitario Nazionale, senza entrare nel merito dei singoli casi clinici. Solo i criteri della verità scientifica- sottolinea- cioè della medicina basata sulle evidenze, oltre alle esigenze individuali del paziente, possono stabilire l'appropriatezza di una prescrizione. Vi sono sicuramente margini di miglioramento da parte dei medici nei confronti dei processi di cura, prestando attenzione non solo alla quantità delle prescrizioni, ma anche alla qualità e alla tipologia delle prestazioni richieste".
Ma questi aspetti, secondo il presidente della Simg, appartengono "alla cosiddetta 'medicina scientifica' e non possono essere semplificati in un elenco burocratico. Per capire se un esame o un intervento diagnostico, terapeutico o farmacologico sono appropriati, è necessario osservare i risultati prodotti. Le società scientifiche devono essere poste in prima fila per stabilire i criteri del corretto impiego sia dei trattamenti che degli esami diagnostici. Le liste contenute in questo Decreto non servono perché non considerano l'estrema soggettività di tutti gli interventi medici".
Conclude Cricelli: "Non ci sottraiamo alla nostra responsabilità di essere oculati utilizzatori delle risorse. Il Disegno di Legge Gelli sulla responsabilità professionale contiene già la strada da seguire, perché si basa sul concetto implicito che la buona pratica clinica sia indicata nelle linee guida. E gli estensori di questi documenti sono proprio le società scientifiche".
(Wel/ Dire)