(DIRE) Roma, 20 dic. - La gestione delle comorbilità associate all'invecchiamento della popolazione potrebbe consentire al paziente con Hiv un'aspettativa e una qualità di vita sovrapponibile a quella di una persona affetta da qualsiasi altra patologia cronica. Per discutere del nuovo modello di gestione della cura (il quarto target 90) è stato organizzato il Convegno "Le nuove sfide nelle malattie infettive, dalla cronicizzazione dell'Hiv alle antibioticoresistenze: istituzioni, clinici e associazioni a confronto", che ha visto riuniti i massimi esperti di Hiv, Associazioni di pazienti e Istituzioni. "Per merito della terapia- ha spiegato il professor Massimo Galli, Vice Presidente della Simit- la mortalità per Hiv è crollata. Contestualmente, l'aspettativa di vita si è avvicinata a quella delle persone non colpite dall'infezione e la possibilità di disporre di farmaci sempre meno tossici e di più semplice assunzione ha molto migliorato la qualità di vita. Tuttavia la malattia è lontana dall'essere sconfitta e non solo perché alla sospensione della terapia il virus riprende a replicare e ricomincia la progressione verso l'Aids. La prospettiva di arrivare ad un vaccino è ancora remota e anche in Italia le nuove infezioni sono ancora numerose e si stima non accennino a diminuire da vari anni a questa parte".
La giornata è stata anche l'occasione per presentare il Manifesto "Il target 90-90-90-90 in Hiv", sviluppato da un gruppo di lavoro ad hoc composto da stakeholder, policy makers e clinici, che resterà comunque aperto per consultazione per 1 mese. "In accordo con gli intenti espressi dal Ministero della Salute nella Relazione al Parlamento, al fine di perseguire quanto indicato dall'Oms di aumentare la sensibilizzazione sul problema e il focus dell'opinione pubblica, abbiamo costituito un gruppo di lavoro per creare un Manifesto, che esprima sia lo stato dell'arte che i punti su cui è necessario continuare a lavorare all'interno del Servizio Sanitario Nazionale italiano", ha commentato il professor Massimo Andreoni, Direttore U.O.C.
Malattie Infettive Policlinico Tor Vergata, Roma.
L'infettivologia vede poi una seconda sfida legata alle antibiotico resistenze e alle infezioni ospedaliere: in Europa, oltre 4 milioni di persone vengono colpite da infezioni batteriche ospedaliere, con 25.000 morti stimate per infezioni provenienti da germi resistenti. "In Italia, in media il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un'infezione collegata all'assistenza, il che significa che su 450.000-700.000 casi di infezioni l'anno, dai 4.500 ai 7.500 sono decessi correlati (dati Ecdc, European Center for Disease Prevention and Control)", ha detto il professor Pierluigi Viale, Direttore Reparto Malattie Infettive, Ospedale Policlinico S. Orsola-Malpighi, Bologna.
(Wel/ Dire)