(DIRE) Roma, 2 dic. - L'educazione "fin dai primi anni di scuola" per un approccio "anche culturale" contro la violenza di genere. Perché la prevenzione di schiaffi, abusi e soprusi fisici e psicologici sta negli insegnamenti rivolti soprattutto alle nuove generazioni. Ne è convinta la professoressa Antonella Polimeni, direttrice del dipartimento Testa Collo dell'Umberto I e docente all'università La Sapienza, relatrice oggi al Corso di aggiornamento dell'Ordine dei medici e degli odontoiatri di Roma, dal titolo 'Il dolore in medicina di genere. Quadri clinici e aspetti farmacologici'.
Gi ultimi dati specifici pubblicati dall'Istat tra maggio e dicembre 2014 "purtroppo danno dei numeri che rappresentano in modo molto plastico come questo sia un fenomeno epidemiologicamente equiparabile a un iceberg, in cui vediamo solo la parte emersa", spiega Polimeni. Il fenomeno della violenza sulle donne, infatti, continua a essere grave e diffuso: il 31,5% delle donne tra 16 e 70 anni (6,7 milioni) ha dichiarato di aver subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Il 20,2% (4,3 mln) ha subito violenza fisica, il 21% (4,5 mln) violenza sessuale, il 5,4% (1,6 mln) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). A peggiorare il quadro, i numeri che indicano il 13,6 delle donne vittime di violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner, con le forme più gravi di violenza esercitate da compagni (nel 62,7 dei casi), parenti (3,6%) o amici (9,4%).
Per Polimeni il fenomeno va affrontato "partendo dalla sensibilizzazione dei più giovani e anche nei percorsi di formazione degli universitari, più nello specifico di quelli in area medica. Bisogna inserire in questa fase gli elementi che consentano una formazione più completa, per dare la possibilità di fare diagnosi precoce e soprattutto prevenzione di fenomeni come abusi e violenze sia fisiche sia psicologiche".
(guarda l'intervista a Polimeni)
(Ekp/ Dire)