(DIRE) Roma, 2 dic. - Le nuove tecnologie protagoniste all'Azienda ospedaliera Sant'Andrea di Roma, nel convegno 'Tecnologie avanzate in Dermatologia', un incontro scientifico dedicato alle nuove metodiche utilizzate nella pratica clinica, diagnostica e di ricerca appunto in dermatologia.
Il convegno ha messo al centro le nuove metodiche utilizzate nella pratica clinica, diagnostica e di ricerca in dermatologia. L'accento è stato posto sull'esperienza acquisita negli ultimi anni presso l'ospedale Sant'Andrea con la metodica della dermatoscopia ed istologia per la valutazione delle lesioni pigmentate e, in particolare, del melanoma. Inoltre, trattate altre metodiche per lo studio della cute attraverso l'utilizzo del microscopio laser confocale in vivo e di microscopia elettronica della cute; approfonditi, infine, i modelli in vitro per lo studio della fisiologia e della patologia cutanea, con studi di biologia molecolare ed ultrastrutturale della cute. La microscopia confocale è uno strumento diagnostico non invasivo che produce immagini tissutali in vivo. Sta entrando progressivamente nel percorso di studio delle lesioni melanocitarie, e non, con risultati incoraggianti sia per la pratica clinica, sia per la ricerca, essendo utilizzato non solo per lo studio delle lesioni melanocitarie, ma anche della cute sana e delle malattie infiammatorie quali la dermatite atopica e la dermatite da contatto. La microscopia confocale impiega un raggio laser a bassa potenza che produce dettagliate immagini in bianco e nero dall'epidermide fino al derma papillare superiore, con uno spessore che arriva a 200-300 µm. Il contrasto delle immagini è dovuto prevalentemente alla differenza nella riflettenza dei componenti tissutale e della melanina citoplasmatica. Pertanto le lesioni melanocitarie risultano il tessuto più appropriato per l'esame con microscopio confocale.
Il melanoma è il più aggressivo dei tumori della pelle. Deriva dalla trasformazione tumorale dei melanociti, cellule costitutive della pelle che hanno il compito di produrre melanina, un pigmento che protegge dagli effetti dannosi dei raggi solari. In condizioni normali i melanociti danno luogo ad agglomerati scuri visibili sulla superficie della pelle, noti come nei o nevi: si tratta di tumori benigni, non pericolosi, che è comunque opportuno tenere sotto controllo. Anche se di piccole dimensioni, infatti, possono avere un decorso molto grave. Colpisce soprattutto tra i 45-50 anni, anche se l'età media alla diagnosi si è abbassata negli ultimi decenni. L'incidenza è in continua crescita ed è addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni. Aumentano i casi di melanoma tra i giovani, tanto che oggi in Italia il 20% delle nuove diagnosi di questo tumore della pelle, e pari a 2.260 casi nel 2015, riguarda pazienti tra 15 e 39 anni. L'eccessiva e scorretta esposizione alla luce solare, così come l'uso di lampade e lettini solari, rappresenta un potenziale pericolo perché può danneggiare il Dna delle cellule della pelle innescando la trasformazione maligna. Altri fattori di rischio noti sono i deficit del sistema immunitario, così come alcune malattie ereditarie.
La prevenzione è l'unica arma veramente efficace per combattere la malattia. La prevenzione primaria tende a ridurre l'incidenza del tumore rimuovendo le cause che lo determinano e si attua fondamentalmente evitando l'incongrua esposizione ai raggi ultravioletti, naturali ed artificiali. La prevenzione secondaria mira alla diagnosi tempestiva di lesioni sospette mediante controlli dermatologici periodici con l'ausilio della dermatoscopia.
(Wel/ Dire)