(DIRE) Roma, 15 apr. - Firma del Protocollo d'intesa tra l'Ordine dei medici di Roma e l'Ordine degli psicologi del Lazio per attivare una collaborazione intensa ed efficace che difenda il diritto a non soffrire per tutti i malati. L'accordo è stato sancito questa mattina in occasione del convegno 'In-Dolore: psicologi e medici insieme nella gestione del dolore', al centro congressi di via dei Frentani, a Roma.
"Il documento di intesa fra medici e psicologi prevede innanzitutto un'integrazione a livello del trattamento della terapia del dolore tra le varie figure disciplinari, in quanto il dolore non è mai soltanto un dolore fisico, sopratutto quello cronico, ma è un dolore che coinvolge tutto l'individuo diventando poi un dolore dell'anima" ha dichiarato, all'agenzia Dire, Luisa Gatta, responsabile della commissione Terapia del dolore dell'Omceo di Roma. "Quindi è necessario avere il supporto di metodiche psicologiche per occuparsi dell'individuo nella sua completezza e oltretutto questo protocollo prevederà anche delle forme di eventi formativi proprio per abituarsi a pensare alla terapia del dolore con un approccio multidisciplinare che tiene conto oltre che delle terapie farmacologiche strumentali anche di queste terapie di supporto psicologico e comportamentale. Da un punto di vista dell'integrazione nelle equipe multidisciplinare dello psicologo, questa figura è già prevista dalla legge 38 e anche dal decreto della Regione Lazio, dove si prevede delle figure di supporto che possono essere psicologi e terapisti della riabilitazione, nelle forme ambulatoriali e ospedaliere previste per questo tipo di paziente e questo tipo di trattamento".
Per Alfredo Cuffari, consigliere dell'Omceo Roma, c'è "una integrazione di competenze e quindi anche un aiuto in fase di relazione a capire le ragioni del dolore o a capire quelle che possono essere le motivazioni che aumentano la percezione del dolore, perché è esperienza comune che ognuno di noi di fronte a uno stimolo doloroso analogo reagisce in maniera diversa. Il risparmio come costi strettamente economici è sempre un discorso importante, ma un obiettivo di cura deve essere la qualità di vita del paziente. Quindi devo cercare nel mio lavoro di medico di fare il massimo per curare, per risolvere un problema e per farlo nella maniera più appropriata possibile senza moltiplicare indagini, ma devo dare qualità di vita al paziente. In questo una integrazione sia di sistema che nei singoli ambulatori con lo psicologo può servire a migliorare quella relazione quindi ad aggiungere quel quid in più sulla qualità di vita che poi si ripercuote in una minore richiesta di esami e alla fine del percorso abbiamo il risparmio".
(Wel/ Dire)