(DIRE) Roma, 11 apr. - "Un DEF 2016 criptico" secondo il segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise, "che lascia in stand by un settore che, pur scontando ancora margini per un recupero di efficienza, deve affrontare costi crescenti per garantire adeguata assistenza ad una popolazione sempre più longeva e complessa dal punto di vista dello stato di salute. E continua a giocare tra spesa e finanziamento nascondendo le carte ed il cerino tra Governo e Regioni. Chiara la previsione della spesa sanitaria, in crescita inferiore al PIL nominale, in discesa in rapporto al PIL fino al punto di non ritorno del 6,5%. Sempre più distante dai livelli di spesa dei maggiori paesi europei, vero spartiacque tra i sistemi sanitari dell'Europa occidentale e quelli dei paesi meno sviluppati. E non basterà inventare mega Asl, dagli esiti incerti anche sul risanamento dei conti, o applicare i mitici costi standard anche al prezzo di quella siringa assurta a simbolo della sanità italiana, o sperare in una evaporazione dei comportamenti di medicina difensiva con l'approvazione del ddl sulla responsabilità professionale, pure prevista dal DEF. Gli indicatori di salute della popolazione cominciano a volgere al peggio e diversi segnali denunciano una corsa della sanità italiana verso gli Usa passando per la Grecia, con milioni di cittadini espulsi dalla assistenza sanitaria ed il fiorire di iniziative private nei supermercati. Questo sì che è di sinistra, altro che l'intramoenia. In mancanza di investimenti la sanità diventa un laboratorio dove si sperimentano soluzioni privatistiche non più striscianti, un puro aggregato di beni e servizi, costretta a rincorrere di anno in anno le ragioni della propria esistenza lungo un piano inclinato alla fine del quale la salute si ritroverà diritto esigibile dai cittadini in base alla residenza ed al censo".
"Le aspettative di Medici e dirigenti sanitari dipendenti- continua il comunicato- restano, dopo 7 anni di blocco contrattuale, al palo, ad aspettare il godot di un contratto espulso dal linguaggio della politica e annichilito nei documenti contabili. Nessuna meraviglia: se le risorse umane sono un costo, rientrano a pieno titolo nella spending review, non negli investimenti. In assenza di certezze affidate alla prossima legge di stabilità, il rimpallo tra Governo e Regioni sui tagli di spesa rischia di scaricarsi sulla salute dei cittadini e sul lavoro dei professionisti".
(Wel/ Dire)