(DIRE) Roma, 21 set. - "Stanno mettendo in campo un cambiamento delle regole di accesso alla riabilitazione intensiva, Day hospital e degenza riabilitativa, e il mio reparto rischia la chiusura". È il grido d'allarme di Giorgio Albertini, direttore del dipartimento di Scienze delle Disabilità Congenite ed Evolutive, Motorie e Sensoriali dell'IRCCS San Raffaele alla Pisana (Roma), che "ogni anno vede tra i 2.000 e i 2.500 bambini con 10 letti e 5 Day hospital, e una media di 60 /70 pazienti a settimana. Siamo un centro piccolo che costa poco, siamo un punto di riferimento a livello nazionale e ben integrato a livello internazionale con i principali centri di cura e di ricerca nel settore", ripete il medico all'agenzia DIRE.
"Noi non chiudiamo ma ci costringeranno a un meccanismo di tipo privato che non tutti potranno permettersi". Il neuropsichiatra parla di "una Regione disattenta, che sulla riabilitazione intensiva sta parlando solo di post acuzie, tipo ictus e interventi di neurochirurgia o chirurgia ortopedico funzionale. Purtroppo nelle disabilità dello sviluppo se un bambino o un giovane adulto hanno una crisi comportamentale o un momento di difficoltà, o ancora un peggioramento funzionale nelle fasi della loro crescita, che sul piano clinico funzionale chiamiamo 'riacutizzazione del disturbo'- chiarisce Albertini- io non potrò ricoverarlo perché dovrà accedere dall'ospedale e non da casa. Chiudere l'accesso al servizio toglie ogni decisionalità al medico. Cambiando i criteri di appropriatezza e di accesso di fatto vincolano l'attività a dei criteri studiati per le disabilita' dell'eta' adulta e non adatta ai bambini e ai ragazzi con disabilità dello sviluppo".
Il medico informa: "Adesso ho cominciato a mobilitare le famiglie e organizzerò una marcia di protesta a Roma. Il tavolo c'è ma non ci hanno invitato. Devo difendere quello che abbiamo fatto fino ad ora con l'accreditamento della Regione e con la provenienza delle famiglie addirittura per il 50% da fuori regione. Stiamo lasciando la Sanità in mano ai commercialisti, e non capisco come facciano a decidere loro i criteri di accesso e di appropriatezza senza poi aprire alla disabilità dello sviluppo. Siamo davanti ad una discriminazione grave- conclude Albertini- un bambino non ha più il diritto alla riabilitazione intensiva".
(Wel/ Dire)