(DIRE) Roma, 9 set. - Nel nostro Paese 3 milioni di pazienti colpiti dal cancro si sottopongono alle visite di controllo successive al trattamento. Questi esami, clinici e strumentali, rientrano nel cosiddetto 'follow up' e sono fondamentali per individuare in anticipo eventuali recidive della malattia. Ma la scarsa comunicazione fra specialisti e medici di famiglia determina gravi problemi organizzativi. Come evidenziato da un sondaggio promosso dall'Associazione italiana di Oncologia Medica, il 35% dei pazienti è in follow up da più di 5 anni, a conferma che è diffusa la tendenza a proseguire indefinitamente questa pratica, con un notevole impatto anche da un punto di vista economico.
Ma quale modello organizzativo deve essere adottato migliorare la qualità degli interventi e per ridurre gli sprechi? E tempo devono durare questi esami? Per rispondere a queste domande l'Aiom organizza il 10 e 11 settembre a Roma, presso l'Hotel NH Collection Vittorio Veneto (Corso d'Italia, 1), la Consensus Conference dal titolo "Dalla pratica del follow up alla cultura di survivorship care". Obiettivo del congresso, fanno sapere, è definire un documento "che raccolga le linee di indirizzo condivise per una concreta valorizzazione della 'cura' dei guariti". Partecipano all'evento: Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom; Claudio Cricelli, presidente Simg (Società italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie); Gianmauro Numico, direttore dell'Oncologia all'ospedale di Alessandria; Luigi Boano, general manager Novartis Oncology Italia.
(Wel/ Dire)