(DIRE) Roma, 26 ott. - Nel 2014 in Italia sono state eseguite 280.000 artroscopie: 190.000 di ginocchio (40.000 delle quali erano ricostruzioni legamentose), 52.000 di spalla e 40.000 nelle altre articolazioni come caviglia, anca, polso e gomito. Questi i numeri emersi al XXII Congresso Nazionale della Società Italiana di Artroscopia a Massa Carrara, presieduto da Giancarlo Coari e Alessandro Tripodo, che danno la misura dell'importanza di questa tecnica chirurgica nata nei primi anni Ottanta e che continua a crescere al ritmo del 3% all'anno. Il motivo di questo successo si spiega con un semplice dato: un atleta che si infortunava, per esempio, a un ginocchio un tempo rischiava la fine della carriera. Oggi, se trattato con le nuove tecniche chirurgiche artroscopiche, nel 90% dei casi recupera la funzionalità in modo vicino alla normalità a e dopo un periodo di convalescenza e riabilitazione può ritornare come prima. Al Congresso però, si è parlato anche di quella che sarà la prossima rivoluzione in tema di terapie osteoarticolari: la medicina rigenerativa. Sono novità- benché ancora in parte sperimentali- che in un prossimo futuro promettono di diventare un modo per conservare articolazioni ben funzionali anche col passare degli anni evitando la loro consunzione e permettendo una eccellente efficienza fisica anche in età matura. Un vero e proprio 'lifting' che consentirà di ringiovanire i nostri legamenti e le nostre cartilagini.
"Parliamo di atleti perché sono il caso estremo, il più difficile viste le prestazioni che ci si aspetta da loro- spiega Gian Carlo Coari, past-president della Società Italiana di Artroscopia, direttore del dipartimento di Ortopedia alla clinica San Camillo di Forte dei Marmi- ma lo stesso discorso può valere per chiunque. Oggi, in seguito a incidenti o traumi (dalla caduta sugli sci all'infortunio stradale o giocando a calcetto o di qualunque tipo) che abbiano danneggiato le articolazioni di braccia e gambe, di norma l'artroscopia permette anche alle persone 'normali' di ritornare in pieno possesso delle proprie capacità fisiche. A patto che naturalmente all'intervento segua una riabilitazione ben fatta". Così in un comunicato la Società Italiana di Artroscopia.
Al Congresso al centro dell'attenzione dei relatori e dei partecipanti ci sono state tutte quelle novità, tutti quei perfezionamenti tecnici- metodi, strumenti etc.- che permettono di rendere l'artroscopia sempre più precisa ed efficace anche nei casi complessi. Dopo aver costituito una autentica rivoluzione negli anni Ottanta e Novanta, oggi è una tecnica ormai entrata nella piena maturità, nella quale si continua ad affinare e migliorare ogni dettaglio. A tutto questo si somma il tema, di straordinaria rilevanza medica anche in campo ortopedico, della medicina rigenerativa, che prevede l'uso terapie biologiche per ricostruire, riparare o promuovere la rigenerazione di tessuti malati o danneggiati, per la precisione tessuti articolari e in modo particolare le cartilagini. "Ci sono diverse vie per riparare o rigenerare questi tessuti e le più interessanti sono almeno due: l'utilizzo delle cellule mesenchimali prelevate dal midollo osseo, in particolare dalla ala iliaca, che posseggono la capacità di crescere e differenziarsi in tessuto osseo e cartilagineo e quindi utilizzate per le rigenerazione di difetti contenuti della cartilagine articolare; e l'utilizzo del Prp (un concentrato del sangue autologo ricco di piastrine, contenenti fattori di crescita). Poi vi sono altri derivati del sangue (sempre del paziente stesso) contenenti soprattutto cellule mononucleate, quali i monociti e derivati del grasso che contengono elevate quantità di cellule mesenchimali e monociti. Queste tecniche, su cui molti ricercatori e clinici stanno lavorando- come testimoniano diversi relatori del Congresso- avranno diverse applicazioni, ma quella di larghissimo interesse, perché la platea dei pazienti è estremamente ampia, sarà appunto la cosiddetta osteoartrosi precoce", continua Coari della Società Italiana di Artroscopia.
"Cioè quelle lesioni degenerative intermedie della cartilagine articolare che si verificano fra i 40 e i 60 anni e provocano problemi a chi vuole continuare a svolgere una attività sportiva, anche leggera, o semplicemente restare in forma. Sono studi estremamente interessanti per ora in fase preclinica o clinica iniziale che cambieranno il panorama terapeutico. Su questa base possiamo aspettarci risultati straordinari se quanto emerge dai primi studi verrà confermato, ma, sia chiaro, all'interno di precise indicazioni. Per fare un esempio facile, prendiamo i danni alla cartilagine del ginocchio, che possono essere contenuti o estesi secondo i casi. Identifichiamo tre scenari. Il primo è una lesione focale precisa di piccola entità e non superiore a 8-10 centimetri quadrati, spesso di origine traumatica, in persone giovani di età compresa tra i 15 e i 50 anni. Il più grave è la lesione diffusa, degenerativa che interessa tutta l'articolazione, e si presenta dopo i 65-70 anni. Tra le due ci sono le lesioni intermedie dell'articolazioni, la cosiddetta osteoartrosi precoce, diffusissima tra i 40 e i 60 anni, con sintomi che limitano la capacità sia sportiva sia lavorativa. Nel primo caso, le terapie possono essere varie tecniche chirurgiche di riparazione della cartilagine, ricorrendo all'utilizzo delle cellule mesenchimali ed all'ingegneria tissutale. Nel secondo, in una situazione così deteriorata non resta che la sostituzione protesica articolare. Ma il terzo caso è quello in cui la medicina rigenerativa potrebbe avere il risultato migliore e diventare la tecnica d'elezione. Perché si tratta di lesioni che l'organismo è ancora in grado di riparare da solo se opportunamente stimolato. Con ciò voglio dire: la medicina rigenerativa non sarà la panacea che risana tutto, ma speriamo possa diventare la soluzione per questi casi, che sono frequentissimi", conclude Coari della Società Italiana di Artroscopia.
(Wel/ Dire)