(DIRE) Roma, 15 ott. - I sindacati annunciano lo stato di agitazione della categoria dei medici convenzionati con il Servizio sanitario nazionale nei confronti del Governo, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, per il "grave e perdurante disagio dell'intera categoria medica, causato da politiche orientate esclusivamente alla gestione emergenziale e attente solo al risparmio, che trascurano il perseguimento dell'obiettivo di rispondere ai bisogni assistenziali dei cittadini secondo criteri ispirati a valori di equità, giustizia e sicurezza". Lo annunciano in una nota le organizzazioni sindacali Fimmg, Fimp, Snami e Sumai.
"Una situazione diventata insostenibile per tutti i medici- spiegano- e di conseguenza per i cittadini da loro assistiti, caratterizzata da dibattiti ed interventi sulla sanità in termini di spesa e mai di investimenti, sia socio-sanitari che finanziari tendenti al rafforzamento di una offerta nazionale della assistenza". Secondo i sindacati ci sono alcuni provvedimenti legislativi ed amministrativi "inopportuni ed iniqui- sottolineano- come l'emanando Dm sull'appropriatezza prescrittiva e l'art. 9-quater del DL 78/2015, che prevede sanzioni nei confronti del medico in caso di comportamento prescrittivo non conforme al Dm".
Tali provvedimenti, proseguono i sindacati, hanno avuto e hanno come risultato "solo quello di subordinare le scelte dei medici a contenuti economici e non assistenziali; tagli alla sanità, mancato finanziamento, razionamento delle risorse, sotto la maschera della lotta agli sprechi, stanno producendo una drastica riduzione dei livelli di assistenza e dell'accesso alle cure. Provvedimenti, inoltre, che con l'alibi della semplificazione della pubblica amministrazione impongono ai medici procedure di rendicontazione fiscale conto terzi che poco c'entrano con i processi di cura e con il loro ruolo nella società civile rendendoli di fatto terminalisti del Ministero dell'Economia e Finanza".
Secondo le organizzazioni sindacali dei medici, inoltre, "non è difficile individuare le cause e le responsabilità in un sistema che, con la regionalizzazione della sanità, è stato capace solo di traguardare gli interessi organizzativi delle singole regioni, senza mai riuscire a proporre una sintesi nazionale delle politiche sanitarie nell'interesse della popolazione. Nonostante tutti i tentativi di interlocuzione- sottolineano- l'atteggiamento di Governo e Regioni rimane quello di un mancato coinvolgimento nelle scelte e di indifferenza alla necessità di sostenere una figura professionale, quella del medico, che a fronte di una collaborazione costantemente offerta è stata ripagata con limitazione delle competenze, impoverimento numerico e retributivo, espulsione dai processi decisionali, 7 anni di blocco delle convenzioni, disoccupazione, precarietà ed emigrazione dei giovani colleghi".
E ancora: "Intollerabile confusione e assenza di programmazione coerente nell'accesso alla formazione pre e post laurea, mancanza di attenzione al problema della responsabilità professionale, decretazioni che fissano obblighi burocratici che aumentano il carico di lavoro a danno dello spazio clinico e sottraggono tempo all'ascolto nel rapporto fiduciario medico-paziente". Il futuro del Ssn secondo i sindacati "non dipende solo dal finanziamento, ma da modelli di governance innovativi e ritrovati equilibri istituzionali capaci di superare l'attuale impianto regionale e produrre i cambiamenti necessari alla sostenibilità del Ssn e al miglioramento dell'assistenza. Ma soprattutto dipende dal ruolo e dalle conseguenti responsabilità da assegnare ai medici, dal valore che si attribuisce al lavoro dei professionisti, dal recupero di politiche nazionali che garantiscano una omogenea esigibilità del diritto alla tutela della salute in tutto il Paese".
I medici chiedono pertanto di diventare "interlocutori istituzionali ascoltati dalla politica sanitaria nazionale e regionale, in quanto depositari di quella cultura e di quelle competenze che li rendono portatori di soluzioni dei problemi nell'interesse dei cittadini, e si propongono come parte attiva nelle scelte decisionali per l'evoluzione dell'organizzazione del lavoro e per adattare le performance professionali al miglior percorso diagnostico, terapeutico e assistenziale possibile". Per quanto sopra esposto, dunque, le sottoscritte OO.SS. dichiarano "lo stato di agitazione e, trascorsi i termini previsti dalla legge per eventuali procedure di raffreddamento e conciliazione, metteranno in atto ogni legittima forma di protesta- concludono i sindacati- fino ad individuare e comunicare le date e le modalità di eventuali scioperi".
(Cds/ Dire)