(DIRE) Roma, 13 ott. - È la prima causa di disabilità, la seconda di demenza e la terza di morte nel mondo industrializzato. L'ictus è una patologia che, solo in Italia, fa registrare 250mila nuovi casi l'anno. Ma grazie alle nuove prospettive terapeutiche, diminuiscono nel frattempo disabilità e mortalità legate a questa malattia. Si discute anche di questo nel corso del 46esimo Congresso della Sin (Società Italiana di Neurologia), in programma a Genova fino a domani, presso i Magazzini del Cotone.
"Il binomio terapeutico di trombolisi farmacologica sistemica e trattamento endovascolare mediante trombectomia meccanica- spiegano gli esperti- consente, in maniera meno invasiva, di ridurre in modo significativo la mortalità e la disabilità causate dall'ictus ischemico".
La trombolisi sistemica, che consiste nella somministrazione di un farmaco in grado di disostruire l'arteria cerebrale occlusa, secondo la Società italiana di Neurologia è ad oggi "la miglior terapia per l'ictus ischemico in fase acuta. Associare questa terapia farmacologica al trattamento endovascolare, con rimozione meccanica e non invasiva del trombo, significa infatti guardare a nuovi ed entusiasmanti orizzonti per la cura di questa patologia. Un panorama, questo, che vede sensibilmente migliorate le prospettive terapeutiche e la qualità di vita dei pazienti". Come spiega Aldo Quattrone, presidente Sin, per poter garantire ai pazienti la trombectomia meccanica "è necessario riorganizzare il sistema delle stroke unit di II livello, introducendo la figura del neuro-interventista, uno specialista che deve avere tutte le competenze richieste per operare nell'ambito di questo nuovo scenario terapeutico per la cura dell'ictus ischemico".
La trombectomia meccanica, proseguono ancora gli esperti della Sin, è attualmente praticata "attraverso 'stent' di nuova generazione (stent retriever) che, aprendosi nell'arteria occlusa, ricostituiscono un passaggio per il flusso sanguigno.
Trombolisi sistemica e trombectomia meccanica sono però entrambe strettamente legate al 'fattore tempo': si riduce a 4,5 ore il periodo utile per praticare la trombolisi, mentre si apre fino a 8 ore la stretta finestra terapeutica della trombectomia meccanica".
Gli aspetti organizzativi necessari per attuare questo efficace binomio terapeutico, dunque, insieme con i programmi legati alla formazione degli operatori, sono al centro della discussione dei neurologi italiani.
(Wel/ Dire)