Roma, 9 ott. - Si è svolto il 7 ottobre 2015 a Roma, presso l'Auditorium del Ministero della Salute, il Convegno "La gestione del rischio in Sanità: il modello italiano", organizzato da Federsanità Anci in collaborazione al Sindacato Italiano Specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni-Sismla e con l'Osservatorio Nazionale sulla Responsabilità Medica. Oggetto dell'incontro la presentazione del modello di gestione del rischio sviluppato da Federsanità Anci e Agenas. Il Modello, strutturato secondo i canoni della qualità, prevede un'implementazione che nasce da una fotografia del rischio su base soggettiva ed oggettiva e la possibilità che i risultati raggiunti siano certificabili da terzi.
"Il modello - ha spiegato Tiziana Frittelli, Direttore Generale del Policlinico Tor Vergata e Vicepresidente di Federsanita Anci con delega al Risk Management - è una struttura scalabile ed incrementale che può essere applicata rapidamente nelle strutture virtuose ma che non umilia quelle che non lo sono poiché garantisce un costante miglioramento dei livelli di sicurezza. E' importante sottolineare che un corollario dell'attività di Risk Management riguarda l'aspetto assicurativo perché ad una diminuzione degli eventi avversi deve corrispondere una diminuzione del contenzioso che consente all'azienda di negoziare premi più vantaggiosi con le compagnie assicurative".
I lavori, introdotti dal messaggio inviato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sono stati aperti dall'intervento di Enrico Desideri, Commissario Area Vasta Sud-Est Toscana e Vicario di Federsanità Anci, che ha sottolineato l'importanza della rete integrata sul territorio per incidere notevolmente sulla diminuzione degli errori in sanità. In particolare Desideri si è soffermato su una esperienza attuata sul territorio dell'azienda che dirige spiegando come "l'approccio multidisciplinare e multiprofessionale, cardine della risposta alla complessità che ci troviamo ad affrontare, trova il suo principale presupposto nell'integrazione: sia essa clinica, professionale, organizzativa (clinical governance), di Sistema (nuovo ruolo del Distretto). Da un lato quindi l'Integrated Delivery System (IDS), una rete clinica che garantisce il superamento della frammentarietà della risposta sanitaria (cosiddetta 'a silos') e rende possibile la contemporanea offerta sia della necessaria concentrazione dei saperi, attraverso i team multi specialistici in Ospedale, sia la presa in carico, per la continuità e la prossimità delle cure, attraverso il medico di famiglia. Dall'altro una sanità proattiva, attraverso la sanità d'iniziativa, che rende possibile l'equità di accesso e favorisce anche le classi socio-economicamente più svantaggiate".
Da questo consegue che alla base di qualunque sistema organizzativo occorrono solide reti informatiche abilitanti che favoriscano la rapida interconnessione dei sistemi organizzativi e dei percorsi assistenziali ed una rapida fruizione dei dati da parte di tutto il management valorizzando, al contempo, le professionalità ed il capitale umano di cui siamo dotati. "Infatti - ha detto Desideri - l'ottimizzazione delle risorse ed il miglior utilizzo delle stesse, valore portante di un Sistema pubblico, non può prescindere dal mettere in grado tutti i nodi della rete di fruire, quanto più rapidamente possibile, degli elementi necessari a focalizzare aree a rischio per riallineare, real time, gli interventi sulla base di priorità oggettive e condivise. D'altro canto, gli stessi dati, se letti singolarmente o in modo integrato, assumono valenze differenti e tali da permettere l'individuazione di aree di criticità e opportunità di miglioramento che sono tra loro, spesso, interdipendenti.
In tal senso abbiamo in fase di ingegnerizzazione informatica un cruscotto gestionale chiamato Improving Monitoring and Learning System che permette la visualizzazione, in un triennio, delle principali problematicità rilevate sia da flussi interni, che percepite dagli assistiti (reclami, richieste di risarcimento) definendo così, per equipe, i principali profili di rischio dell'organizzazione, sia quelli che mettono principalmente a repentaglio la sicurezza delle cure sia quelli che incidono sulla qualità percepita. Il Cruscotto multidimensionale, quindi, permette al management di priorizzare gli interventi e muoversi tempestivamente sia da un punto di vista organizzativo che formativo, concentrando l'organizzazione in modo sinergico su obiettivi comuni e condivisi".
Nell'ambito dell'incontro sono intervenuti rappresentanti del Sindacato Italiano Specialisti in Medicina Legale e delle Assicurazioni-Sismla. "Il nuovo sistema italiano si propone il superamento dei modelli anglosassoni presi a riferimento fino ad oggi dal nostro paese e trova finalmente un'aderenza con quello che è il nostro sistema sanitario universalistico e il nostro ordinamento giudiziario" ha dichiarato Pasquale Giuseppe Macrì, direttore U.O. Medicina Legale Usl 8 Arezzo, nel corso del suo intervento.
All'interno di questo percorso si inserisce la figura del medico legale che, grazie alle sue competenze medico-giuridiche, svolge un ruolo di primo piano, come ha affermato Raffaele Zinno, segretario nazionale Sismla: "Quello della Medicina Legale deve essere un ruolo di garanzia sia per il paziente che per il medico, una sorta di collante tra il risk management ed il contenzioso". Il segretario Sismla ha avanzato anche una proposta per cercare di limitare le azioni temerarie da parte dei pazienti: "I dati parlano chiaro, le denunce penali vengono archiviate nel 95% dei casi e in sede civile viene rimborsato solo il 34% dei pazienti. Disciplinare l'accesso all'attività di consulente medico di parte attraverso l'istituzione di un apposito albo, potrebbe favorire una diminuzione delle richieste temerarie di risarcimento".
(Com/Dire)