dire che la funzione regionale dev'essere eliminata e non immagino il ritorno ad un centralismo totalitario. Però la flessibilità regionale deve sottostare alla programmazione e al controllo nazionale. In ogni caso facciamo il tifo per questa riforma, anche se rappresenta un risultato minimo. E poi la questione sarà anche quella di vedere cosa succederà con il nuovo Senato delle Regioni e che fine farà la conferenza Stato-Regioni. Questo sarà il punto decisivo'.
Altro tema in stand by è quello sul comma 566. Il Ministro ieri è sembrato possibilista. Pensa che si arriverà ad una soluzione? 'Il comma 566 è una contraddizione, ma non tanto per il conflitto tra medici e professioni sanitarie che potrebbe risolversi nel momento in cui si definissero ruoli e responsabilità in modo chiaro. Il vero problema è il fatto che si apre alle sperimentazioni regionali. E in questo senso si va verso la prospettiva di avere una moltitudine di profili professionali con ruoli e responsabilità diverse. Così si rischia il cortocircuito. E poi diciamolo, in questo caso il Ministero non ha saputo governare la questione. Ha tenuto ferma la situazione e ha lasciato che si sviluppassero le polemiche tra professionisti senza dare una linea guida. E in questo senso le confermo che non parteciperemo al tavolo convocato dal sottosegretario De Filippo'.
Quale medicina generale immagina nel prossimo futuro? 'Immagino una Medicina generale che mette in atto attraverso un meccanismo organizzativo proprio una maggiore capacità di assistenza alle cronicità attraverso la medicina d'iniziativa individuando percorsi assistenziali appropriati. Vedo una medicina generale sempre più integrata con gli altri professionisti e che resta il riferimento della persona. Ad oggi non vedo soluzioni diverse che possono sostituire la medicina generale. E credo che in questo senso vinceremo la nostra battaglia'.
(Com/Dire)