(DIRE) Roma, 26 nov. - "Monta la rabbia in tutta la regione. A scatenare le comprensibili ire degli operatori sono le ricadute di una giustissima norma che finalmente recepisce le direttive europee sull'orario di lavoro in sanità. Il nostro Paese era stato infatti deferito alla Corte di Giustizia dalla Commissione Europea perché non rispettava il limite di 48 settimanali, i riposi compensativi e altre disposizioni sull'orario di lavoro in sanità a tutela della salute degli operatori e della qualità del servizio offerto ai cittadini. Come era già stato denunciato alla Regione Lazio, per applicare queste norma sacrosanta le aziende, in carenza di personale, hanno intrapreso la strada peggiore: minacciano atti unilaterali. Avevamo chiesto alla Giunta regionale di farsi parte attiva per governare questo passaggio, ma purtroppo si è deciso di lasciare alle singole Asl la risoluzione del problema. Senza un'immissione di personale sarà impossibile applicare quelle norme in modo equo. Va tenuto conto che parliamo di un settore in cui sono stati smaccatamente violati i diritti degli operatori sanitari e dei medici. Servono percorsi partecipati sui posti di lavoro e linfa nuova, assunzioni per rafforzare organici che non permettono sforzi ulteriori. Visto il caos e i malumori crescenti, ci aspettiamo un intervento con soluzioni eque ed efficaci da parte della Regione Lazio e l'apertura immediata di un confronto". Lo fanno sapere, in una nota, Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini, segretari generali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Roma e Lazio.
(Wel/ Dire)