(DIRE) Roma, 24 nov. - "Al momento, da un punto di vista teorico, siamo pronti al bioterrorismo. Purtroppo, però, non possiamo prevedere scenari qualora si verificasse un'emergenza. Dotarsi di una rete di malattie infettive, allora, è l'unico sistema per poter affrontare gravi problemi ed emergenze. I protocolli di intervento coinvolgono nord, centro e sud, perché includono istituzioni distribuite su tutto il territorio nazionale. Abbiamo poi dei centri di riferimento, gli ospedali Sacco e Spallanzani, qualora si verificassero delle dispersioni di agenti biologici che richiedono il contenimento in zone ad altissima capacità di isolamento". Così Massimo Andreoni, past president della Simit (Società italiana Malattie Infettive e Tropicali), in occasione della conferenza stampa di presentazione del 'Libro Bianco delle Malattie Infettive'.
"Maneggiare un agente bioterroristico- ha proseguito Massimo Galli, vicepresidente della Simit- non è cosa semplice neanche per chi fosse abituato o avesse intenzione di farlo. Anche nell'eventualità tragica di un kamikaze, il rischio più evidente è rappresentato dal trasporto e sta nel raggiungere la posizione giusta nei tempi giusti. Ma il rischio di fallire nell'attacco è altissimo. La cosa apparentemente più semplice, quindi, potrebbe essere attaccare le fonti idriche, ma sarebbe più conveniente farlo con mezzi chimici piuttosto che con tossine, batteri e microorganismi capaci di provocare un'epidemia. Si potrebbe infine sviluppare un attacco per via aeree, ma anche in questo caso servono strumenti adatti. Insomma: direi che il rischio di questa tipologia di attacchi con simili armi è basso, ma è importante mantenere, al contempo, un alto stato di allerta e massima attenzione".
Quello del bioterrorismo, ha aggiunto ancora Andreoni, è un problema "complesso ma reale, ed esistono varie possibilità di armi biologiche per svilupparlo. Credo, in ogni caso, che tale questione sia debitamente considerata dalle istituzioni: attualmente, infatti, esistono diversi tavoli, a diversi livelli, promossi dal ministero e dalle Forze armate, che hanno affrontato i temi e le priorità emerse. Mentre negli anni passati, sono stati creati protocolli per intervenire- ha concluso il past president della Simit- oltre che master per istruire in caso di intervento".
(Wel/ Dire)