Roma, 10 nov. - Il diabete diventa sempre più una malattia di "massa" con un'incidenza sulla popolazione stimata ormai al oltre l'8%. In tutto circa 5milioni, dei quali una fetta consistente (il 24%) non sa però di essere malato perchè la malattia non gli è mai stata diagnosticata. La fotografia è stata scattata dall'ultimo rapporto ARNO Diabete giunto alla sua terza edizione e curato dal consorzio interuniversitario Cineca in collaborazione con la Società italiana di diabetologia.
Il rapporto si basa sulle rilevazioni di un osservatorio composto da una rete di 31 ASL sparse sul territorio nazionale e raccoglie i dati di oltre 11 milioni di abitanti. Tra questi sono state individuate 550 mila persone con diabete e sulla base di questo "campione" si sono poi raccolti e rielaborati su scala nazionale i dati provenienti da diversi flussi amministrativi delle ASL e relativi alla spesa farmaceutica territoriale (che comprende farmaceutica convenzionata, Distribuzione per Conto, Erogazione Diretta), alle schede di dimissione ospedaliera (SDO); alla specialistica e diagnostica e ai dispositivi per l'automonitoraggio della glicemia e per la terapia iniettiva.
Grazie all'intreccio di questi flussi è stato quindi possibile ricostruire la storia sanitaria di questi pazienti diabetici e i relativi costi per la loro assistenza.
Ma partiamo dai dati generali sul diabete in Italia.
L'incidenza stimata del diabete sulla popolazione italiana è quindi del del 6,2% (pari a una stima di 3.780.000 italiani con diabete), più che raddoppiato rispetto a 30 anni fa. In soli 18 anni, i casi noti sono aumentati di oltre il 70%. A questi vanno aggiunti i casi di diabete non riconosciuto, che si stima siano 1 ogni 4 casi di diabete noto. Questo porta i casi complessivi a circa 5 milioni e la prevalenza del diabete in Italia a circa 8,1%. Oltre il 65% delle persone con diabete ha più di 65 anni e 1 su 4 più di 80 anni, mentre il 3% ha meno di 35 anni.
Diabete patologia costosa: più farmaci, visite, esami e ricoveri. Il 96% delle persone con diabete assume almeno un farmaco per il diabete o per altre patologie e consuma circa il doppio di farmaci (71 confezioni contro 32) rispetto ai non diabetici. Il 93% delle persone con diabete ha ricevuto dal SSN almeno una prestazione specialistica (visita ambulatoriale o esami del sangue o strumentali), contro il 73% dei non diabetici. Una persona con diabetesu 5 siricovera almeno una volta l'anno (media di 1.7 volte) ela degenza media nei diabetici è superiore di quasiun giorno rispetto ai non diabetici.
Quanto costa il diabete. La spesa sostenuta dal SSN per curare le persone con diabete ammonta a circa15 miliardi di euro l'anno (ma la cifra, sottolineano i ricercatori, potrebbe essere sottostimata). La spesa sanitaria pro capite annua nelle persone con diabete è circa doppia rispetto a quella dei non diabetici (rispettivamente Ç 2900 contro Ç 1500). Metà di questa spesa è generata dai ricoveri, il 21% dalla specialistica, il 20% dai farmaci non per il diabete, soloil 7% dai farmaci anti-diabetici e il 4% dai dispositivi. Da notare che la spesa per le visite diabetologicheambulatoriali rappresenta appena l'1% della spesatotale.Il costo della gestione standard del diabete è circa il 10% della spesa totale, mentre il costo delle complicanze croniche rappresenta il 90%.
Terapia del diabete a due velocità: insuline di ultima generazione ma antidiabetici orali 'antichi' e spesso inadatti. Il farmaco in assoluto più utilizzato (in conformità con le linee guida) è la metformina (>80% dei soggetti). Oltre il 40% dei soggetti è trattato con sulfoniluree o repaglinide, fra l'altro usate più spesso negli anziani, i più fragili e a rischio effetti indesiderati. Ancora molto limitato - circa il 12% - l'uso delle incretine (inibitori DPP-4 e agonisti del recettore GLP-1), nonostante il loro rapporto rischio-beneficio sia più favorevole.
"Il maggiore costo a volte gioca contro i farmaci nuovi - afferma il presidente della SID Enzo Bonora - ma se si considera la spesa nel suo complesso (farmaco + dispositivi + costo delle patologie iatrogene come l'ipoglicemia) essa è inferiore o comunque non superiore con le incretine, rispetto alle sulfoniluree/glinidi. Lo stesso ragionamento probabilmente lo si dovrà fare fra qualche tempo con la classe degli inibitori SGLT-2, non presenti nel rapporto ARNO, in quanto sul mercato italiano solo dal 2015". Stabile da anni è l'uso di pioglitazone (5%) e acarbosio (3%). "Si tratta di ottimi farmaci - continua Bonora - che meritano un'adeguata attenzione, nel contesto di quella personalizzazione della cura del diabete tipo 2 che è raccomandata dalle linee guida".
Radicalmente opposta la situazione sul fronte insuline: sempre più usati gli analoghi e sempre meno le vecchie insuline umane DNA-ricombinanti. "Questa transizione non sorprende - commenta Bonora - perché gli analoghi garantiscono maggiore sicurezza, stabilità glicemica e flessibilità. Resta comunque sorprendente il grande uso di insulina nel diabete tipo 2, spesso con multiple somministrazioni giornaliere, alla luce di un armamentario terapeutico oggi ricco di possibili e anche meno costose alternative". Il 27% dei diabetici è trattato con insulina, da sola o in associazione ad altre terapie. Le insuline più usate sono glargine e lispro. Da notare che dei circa 850 milioni di euro spesi per i farmaci antidiabetici, circa la metà viene spesa per le insuline.
Allarme automonitoraggio: non si controllano come dovrebbero. I soggetti che fanno uso di dispositivi (lancette pungi-dito e strisce per la misurazione della glicemia, aghi per penne o siringhe) sono circa la metà del totale. "Sono troppo pochi quelli che fanno misure della glicemia a domicilio - afferma Bonora - soprattutto se si considera che 1 su 4 è in terapia con insulina e che il 40% assume farmaci (sulfaniluree o repaglinide) che espongono al rischio di ipoglicemia".
I diabetici trascurano gli altri fattori di rischio. Troppo pochi quelli trattati per gli altri fattori di rischio cardiovascolare: "solo il 72% dei diabetici prende un farmaco per l'ipertensione - commenta Bonora - mentre dovrebbe essere 85-90%; solo il 48% assume farmaci contro il colesterolo (dovrebbe essere il 60-70%) e solo il 34% assume antiaggreganti piastrinici (dovrebbe essere il 50-60%)". Nelle persone con diabete la causa diricovero più frequente è lo scompenso cardiaco, tre volte più dei non diabetici; la seconda è l'insufficienza respiratoria, con tassi più che doppi. Oltre il doppio che nei non diabetici anche la percentuale di ricoveri per infarto del miocardio e ictus.
"Praticamente tutte le patologie determinano ricoveri più frequenti nei diabetici che nei non diabetici - conclude Bonora - e questo conferma che tutte queste patologie andrebbero considerate come 'complicanze' del diabete".
Articolo tratto da www.quotidianosanita.it (Wel/ Dire)