Roma, 31 mar. - Articolo tratto da 'Quotidiano sanità'. Dal Consiglio Regionale Smi-Lazio del 28 marzo, forti critiche relative al progetto: "See&Treat", l'Ambulatorio infermieristico della Capitale attivo al presidio "Santa Caterina della Rosa" di Roma. Secondo Cristina Patrizi, vice-presidente Smi-Lazio: "Il 'See&Treat', rappresenta l'ennesimo clone di servizi già deontologicamente e legittimamente affidati ai medici. Con un ingente e inutile sperpero di risorse che chiediamo, quanto prima, di quantificare". Per la Sindacalista, infatti, tale progetto "è assolutamente unilaterale, nato senza alcuna concertazione con la Medicina Generale e del Territorio e senza alcun confronto reale. Ciò risulta ancor più incomprensibile in un momento storico in cui si parla di integrazione tra ospedale e territorio e di 'Casa della Salute' (Cds); quale fulcro della tanto citata e auspicata "interdisciplinarietà" del sistema sanitario".
"Apprendiamo, quindi - aggiunge Patrizi - dell'esistenza di un Ambulatorio gestito e coordinato da infermieri dipendenti della Asl RmC che decidono, autonomamente, di intervenire su attività di diagnosi e risoluzione rapida di urgenze minori, per altro senza alcun coordinamento con il già previsto Ambulatorio infermieristico presente nella stessa struttura, che dovrebbe divenire una delle nuove "Cds". Un vero vulnus per la salute pubblica". Senza dimenticare, affonda la Sindacalista, "che tutta l'attività infermieristica domiciliare (per altro affidata a cooperative esterne), continua ad essere imbrigliata in estenuanti procedure di presa in carico del paziente, con aggravi economici e standard qualitativi dei quali chiediamo conto".
Nello specifico, aggiunge Floriana Riddei, segretario aziendale Asl RmC: "Nel Lazio si registrano tempi biblici per la presa in carico infermieristica domiciliare, la fleboterapia, la fisiokinesiterapia domiciliare riabilitativa; con profonde differenze organizzative tra i Distretti delle singole Asl". Riddei, ha infine evidenziato "l'urgenza di incentrare tutti gli sforzi organizzativo-territoriali nella presa in carico delle cronicità e delle acuzie nei soggetti fragili, senza investire ulteriori risorse in progetti-fotocopia, inutili per i cittadini e deleteri per tutto sistema sanitario regionale".
(Com/Dire)