(DIRE) Roma, 26 mar. - Atteggiamenti di medicina difensiva sono diffusi in maniera preoccupante tra gli operatori del nostro Paese, nel tentativo di minimizzare il rischio di contenziosi legali futuri. Secondo la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari, "la medicina difensiva incide sulla spesa sanitaria nazionale in misura pari al 10,5% del totale. Le voci piu' significative riguardano farmaci (1,9%), visite (1,7%), esami di laboratorio (0,7%), esami strumentali (0,8%), ricoveri (4,6%)". I dati sono stati presentati oggi dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova Commissione consultiva che ha lo scopo di supportate il ministero nell'approfondimento delle problematiche legate alla medicina difensiva e alla responsabilita' professionale.
Le dimensioni del fenomeno e le ragioni per le quali la medicina difensiva e' praticata, sono state oggetto di alcune indagini scientifiche effettuate anche dal Centro studi 'Federico Stella' dell'Universita' Cattolica del Sacro cuore di Milano, oltre che dell'Ordine provinciale dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Roma. Da tale indagini risulta che "il 77,9% del campione ha ottenuto almeno un comportamento di medicina difensiva nell'ultimo mese di lavoro (92,3% nella classe 32-42 anni); il 68,9% ha proposto/disposto il ricovero di pazienti che riteneva gestibili ambulatoriamente; il 61,3% ha prescritto un numero di esami maggiore rispetto a quello ritenuto necessario per effettuare la diagnosi".
Ma i dati interessanti sono anche altri e riguardano le motivazioni alla base dei comportamento di medicina difensiva.
"Il 58,6% dei medici ha chiesto il consulto di altri specialisti pur non ritenendolo necessario- rivelano gli studi- il 51,5% ha prescritto farmaci non necessari; il 24,4% ha prescritto trattamenti non necessari (oltre a quelli prescritti dalle Linee guida o dai Protocolli); il 26,2% ha escluso pazienti a rischio da alcuni trattamenti, al di la' delle normali regole di prudenza; il 14% ha evitato procedure rischiose (diagnostiche o terapeutiche) su pazienti che avrebbero potuto trarne beneficio".
Proseguono ancora gli studi: "Il 78,2% dei medici ritiene di correre un maggiore rischio di procedimento giudiziario rispetto al passato; il 65,4% ritiene di subire una pressione indebita nella pratica clinica quotidiana a causa della possibilita' di tale evenienza; il 67,5% subisce l'influenza di esperienze di contenzioso legale capitate ai propri colleghi: il 59,8% ha tumore di ricevere richieste di risarcimento; il 51,8% risente di precedenti esperienze personali di contenzioso legale; il 43,5% esprime il timore di ricevere pubblicita' negativa dai mass-media; il 15%- infine- teme di incorrere in sanzioni disciplinari".
(Cds/Dire)