Roma, 17 mar. - Articolo tratto da 'Il Messaggero'. La prospettiva, sulla carta, nelle corsie e nei laboratori degli istituti Regina Elena e San Gallicano, è quella di vedere dimezzata la ricerca, depotenziata la medicina nucleare, diminuita l'assistenza per le persone colpite da linfomi, mielomi e leucemia e pesantemente ridimensionato il servizio di Psiconcologia. Per mettere nero su bianco la protesta contro il piano di "revisione" i medici dell'Ifo si sono riuniti in assemblea, e steso un documento. Hanno denunciato il ½degrado gestionale» e dichiarato lo stato di agitazione. Il testo è stato indirizzato al Commissario e all'intero vertice aziendale. Dopo che, da tempo, i camici bianchi, ricordano che ½da sei anni non si rinnova il contratto, che i fondi contrattuali sono fermi, che ci viene chiesto di essere sempre più flessibili e che si conta su un aumento di produttività riducendo progressivamente gli organici».
L'ACCORPAMENTO Lo stato di agitazione al Regina Elena e al San Gallicano, oltre che per i problemi interni ai due istituti, si incrocia anche con l'ipotesi, sempre più concreta, di una prossima fusione con l'istituto per le malattie infettive, lo Spallanzani. Un mega polo di ricerca e cura "figlio" dei tre centri, dunque, sarebbe all'orizzonte. Sostenuto, in un'ottica di risparmi, dall'accorpamento di personale sia nei laboratori, che nelle corsie e negli ambulatori. Pur ospitando pazienti con patologie, nella stragrande maggioranza, diverse tra loro.
I rappresentanti di Cimo-Ifo, Cimo-Settore Cosips, Anaao Assomed, Anpo, Uil Medici, Ugl Medici, Fesmed Acoi, Cgul Medici e Aaroi Emac hanno siglato un testo nel quale viene denunciata la decisione che sancisce l'eliminazione dei due istituti di ricerca a Mostacciano, il Regina Elena, oncologico e San Gallicano, dermatologico. Proprio il San Gallicano, storico e unico istituto di riferimento clinico e culturale per le malattie della pelle, verrebbe, di fatto, quasi azzerato. Resterebbero solo due strutture complesse.
FERIE E RECUPERI I vertici dell'Ifo vengono stigmatizzati dai camici bianchi perché, in modo acritico, avrebbero ½recepito passivamente» le disposizione della Regione. ½Così è impensabile andare avanti - sono ancora i medici ad alzare la voce - Soprattutto non si può permettere che si perdano poli di eccellenza medica come questi». Se dalla Regione e dalla dirigenza degli istituti non dovesse arrivare una convocazione o qualsiasi riscontro immediato per discutere della trasformazione i medici annunciano che non incroceranno le braccia ma ½si atterranno pedissequamente e inderogabilmente a quanto previsto dal contratto in termini di orari, ferie e recuperi». Una condizione che potrebbe, in modo importante, rallentare e mettere in difficoltà l'assistenza per i pazienti. Viene inoltre chiesto di discutere della ristrutturazione prendendo a modello quelle che sono già state fatte negli altri undici istituti oncologici di ricerca e cura in Italia.
LA DELIBERA In fondo al documento un altro affondo da parte dei sanitari: contestano la decisione tra agosto e settembre scorsi, da parte del Commissario e dei vertici degli istituti, di ritoccare i loro stipendi. Una delibera del 9 ottobre 2014 (la numero 714) parla di ½adeguamento compensi dei direttori scientifici, direttore sanitario e amministrativo, dei collegio sindacale e dell'o.i.v. rideterminazione della previsione del conto di bilancio n.509030101». Costo previsto: più 20% di adeguamento salariale per un totale di circa 1.087.503,06 euro.
(Cds/Dire)