(DIRE) Roma, 11 mar. - Nel 2013 per i farmaci oncologici sono stati spesi in tutto il mondo 91 miliardi di dollari. La media annua e' cresciuta al ritmo del 5,4% nell'ultimo quinquennio, rispetto a un +14,2% l'anno durante il periodo 2003-2008. Ma in Europa, grazie all'effetto dei 'meccanismi di sconto', i prezzi sono del 20-40% piu' bassi rispetto agli Stati Uniti. Lo fa sapere l'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), che interviene nel dibattito relativo alla sostenibilita' delle terapie oncologiche. "L'oncologia rappresenta un capitolo di spesa rilevante per i sistemi sanitari di tutto il mondo- dice Carmine Pinto, presidente dell'Aiom- ma il problema non puo' essere ridotto solo al costo delle terapie, quindi del farmaco, altrimenti diventerebbe una questione di 'retroguardia'".
Secondo Pinto il problema va inquadrato in una prospettiva piu' ampia "che comprenda la completa realizzazione delle reti oncologiche regionali, l'immediata disponibilita' delle terapie innovative in tutto il territorio, il miglioramento dei percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, la valutazione post-registrativa del farmaco e la semplificazione delle procedure amministrative". Quanto all'Italia, ci sono criticita' organizzative che devono essere affrontate quanto prima: "Nel nostro Paese il modello assistenziale ha raggiunto risultati molto importanti- aggiunge ancora Pinto- pero' va rivisto. È necessario uniformare e razionalizzare i processi di assistenza, implementando i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali e le reti oncologiche regionali in una strategia multidisciplinare. Sono strumenti indispensabili, questi, per garantire la migliore cura a tutti i cittadini e ottimizzare l'utilizzo delle risorse".
In questo modo, la ricaduta in termini di efficacia ed efficienza sarebbe immediata. "Ogni ospedale- sottolinea quindi il presidente dell'Aiom- dovrebbe essere in grado di garantire uno standard assistenziale adeguato nell'ambito delle reti oncologiche, che considerano insieme volumi di attivita', professionalita' e tecnologie. Se non garantiamo un'assistenza omogenea su tutto il territorio, infatti, i pazienti sono costretti a migrare, a cercare soluzioni altrove. E questo rappresenta una sconfitta per tutto il sistema". La parola chiave e' dunque appropriatezza, perche' "sintetizza il rigore metodologico nella valutazione degli interventi terapeutici, siano essi condotti con nuovi o vecchi farmaci, adeguatezza professionale e strutturale nell'erogazione della prestazione.
Cio' si traduce in un corretto utilizzo delle risorse disponibili- conclude il presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica- con contenimento anche della spesa sanitaria ed un'equa distribuzione dei benefici".
(Cds/Dire)