(DIRE) Milano, 4 mar. - Si stima che a Milano gli anziani che soffrono di demenza siano circa 20 mila. Un numero destinato a crescere con l'invecchiamento della societa': gia' oggi il 23% della popolazione del capoluogo lombardo ha piu' di 65 anni. Per questo il Comune ha cominciato a costruire un network, Rete Alzheimer, tra le diverse realta' che si occupano di anziani. E nel 2015 ci sara' un'importante novita': il Comune di Milano sara' il primo in Italia a dotarsi di "centri d'incontro", luoghi dove l'Alzheimer si cura anche sul piano sociale. Si tratta di un modello di intervento per i malati di demenza nato in Olanda negli anni Novanta: i centri d'incontro sono strutture di quartiere, a bassa soglia, non legate ad ospedali, che fanno terapia "leggera", integrata con il resto della citta'. Nei centri d'incontro si integrano tutte le esperienze dell'Alzheimer: dalla riattivazione psicomotoria fino allo svago dei caffe' Alzheimer. Entro tre-quattro mesi il Comune, con la Rete Alzheimer, stima di poter inaugurare i primi due centri in zona 7 e in zona 4.
A portare l'esperienza olandese a Milano e' la Fondazione don Gnocchi, con la neuropsichiatra Elisabetta Farina. "Stiamo studiando un modo per adattare il modello alla realta' italiana", spiega. Le basi anche teoriche di questo approccio alla malattia, non solo "ospedaliero", ma che integra alla diagnosi medica anche una psicosociale, e' stata la professoressa Rosemary Droes, dell'universita' di Amsterdam. In Olanda ad oggi ci sono 120 centri ispirati al suo modello e altri venti ne nasceranno.
L'esportazione dei centri d'incontro coinvolge non solo l'Italia: anche Polonia e Regno Unito sono coinvolte in un progetto europeo che lavora sulla cura della demenza.
(Cds/Dire)