(DIRE) Roma, 21 mag. - "L'incidenza delle malattie infiammatorie e di quelle degenerative e' in progressivo aumento nel mondo occidentale, di pari passo con l'aumento di obesita' e sovrappeso nella popolazione generale, dovuto anche ad uno squilibrio nutrizionale sia quantitativo che qualitativo". Cosi' Elisa Gremese, del dipartimento di Scienze Mediche del Policlinico "Gemelli" di Roma, presentando una ricerca condotta dall'ospedale romano insieme all'Universita' Cattolica del "Sacro Cuore, nel corso della IV edizione della 'Giornata per la Ricerca'. "Lo stretto legame fra obesita' e malattie infiammatorie- ha proseguito- e' dato dal fatto che l'obesita' e' ormai riconosciuta come una condizione di infiammazione cronica, in quanto il tessuto adiposo, al pari di un organo endocrino, produce molecole coinvolte, oltre che nei processi metabolici, nei processi infiammatori cronici ed immunitari ('meta-infiammazione')".
Diverse evidenze, ha aggiunto Gremese, sostengono il fatto che "l'obesita' sia un fattore di rischio per molte malattie infiammatorie e autoimmuni, in termini di incidenza, gravita' di malattia e outcome, nonche' per il rischio cardiovascolare globale che ne consegue. Inoltre, dati preliminari- ha spiegato- mostrano che il solo calo ponderale in pazienti obesi con artrite reumatoide in fase di attivita' moderata, sottoposti a regime dietetico adeguato senza modificazioni della terapia di fondo, comporta un miglioramento dell'attivita' di malattia e dell'infiammazione sistemica, consensualmente al calo di peso". Secondo Gremese, dunque, e' importante "privilegiare cibi utili oltre che dimagrire, anche per proteggersi dal rischio infiammatorio e vascolare, come quelli ricchi di sostanze antiossidanti (pesce, olio extravergine di oliva, ciliegie, broccoli, latticini, te' verde, pane integrale, ananas, aglio, nocciole)".
Ma l'infiammazione gioca un ruolo centrale anche nello sviluppo dell'aterosclerosi e di conseguenza delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la maggiore causa di mortalita' a livello globale. "Numerosi studi del nostro ateneo- ha detto ancora la dottoressa Gremese- si sono focalizzati sui rapporti tra obesita', e in particolare l'obesita' severa, e malattie cardiovascolari, mostrando che i 'grandi obesi' hanno piu' infiammazione di obesi e sovrappeso ma diversa attivazione del sistema immune, hanno piu' cellule progenitrici endoteliali nel sangue (cellule con potenziali capacita' 'riparatorie', verosimilmente prodotte in modo compensatorio) e risulterebbero quindi parzialmente protetti negli effetti vascolari a medio termine". Che l'obesita' rappresenti un fattore di rischio, e' supportato anche da altro studio dei ricercatori della Cattolica che hanno osservato come "un calo ponderale significativo dopo chirurgia bariatrica nei 'grandi obesi'- ha concluso- favorisca un rimodellamento cardiaco positivo".
(Cds/Dire)