Roma, 20 mag. - Articolo tratto da "Redattore Sociale". Un'integrazione alla legge n. 883 del 1978 affinche' ai disturbi del comportamento alimentare venga riservata una regolamentazione specifica. La proposta della deputata Sara Moretto del Partito Democratico e' stata presentata ieri pomeriggio alla Camera dei deputati e intende colmare una normativa che equipara anoressia e bulimia ad una qualsiasi altra patologia psichiatrica.
Attualmente una delle tre condizioni previste per l'applicazione di un trattamento sanitario obbligatorio e' che il paziente manifesti alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici. Una condizione che tende a non verificarsi nei pazienti affetti da disturbo del comportamento alimentare.
Il motivo urgente dell'ospedalizzazione e' invece piu' spesso costituito dalla grave compromissione fisica. Come ha spiegato Pierandrea Salvo, consulente tecnico della proposta di legge "Sono centomila le persone in Italia affette da disturbi alimentari, e il dieci percento di queste muore nel corso di una malattia che, tra tutte le patologie psichiatriche, rappresenta la percentuale piu' alta. Nel cinquanta percento dei casi la causa del decesso e' determinata da complicanze organiche che, anche in stato avanzato, sarebbero facilmente curabili". Nella pratica clinica, quando questi si oppongono ai suddetti trattamenti non vi e' la possibilita' di disporre una misura obbligatoria.
"Anche nei casi in cui questo venga disposto- aggiunge Salvo- i servizi psichiatrici di diagnosi e cura non risultano dotati di competenze nutrizionali, mentre i reparti internistici non sono dotati delle necessarie misure di sicurezza e delle competenze adeguate alla gestione di pazienti oppositivi". L'altra mancanza che l'art. 34bis andrebbe a colmare riguarda la funzione tutelativa garantita dal TSO e rivolta soprattutto ai minorenni, impossibilitati ad esercitare una loro volonta'. "Succede spesso che vengano ricoverati e intubati per mesi in reparti di ortopedia o neuropsichiatria infantile senza mai accedere a terapie riabilitative".
Nelle testo proposto dalla deputata Moretto il trattamento sanitario obbligatorio per la nutrizione dovrebbe essere fornito dal Servizio Sanitario Nazionale, nelle strutture pubbliche di tutta Italia e gestito da una e'quipe multi professionale includente almeno psichiatri, esperti in nutrizione clinica e pediatri. Per ricominciare a mangiare dopo mesi di alimentazione forzata, e perche' il paziente venga messo nelle condizioni di avviare una terapia, e' necessaria una equipe medica competente sulla specificita' del disturbo e sulle compromissioni organiche che ne derivano.
A sostegno dell'iniziativa legislativa il Coordinamento nazionale disturbi alimentari composto da associazioni di volontariato istituitesi spontaneamente tra ex-pazienti e familiari di sei regioni italiane. A rappresentarli Giuseppina Poletti: "Alcuni di loro hanno rischiato la vita o hanno perso dei familiari perche' non sapevano quale reparto poteva accoglierli. La modalita' di cura a questo tipo di disturbi non si puo' improvvisare secondo la fase di acuzie di chi arriva. E' necessario che ogni reparto psichiatrico disponga di uno spazio e una equipe multidisciplinare gia' pronti e definiti in partenza".
(Com/Dire)