(DIRE) Roma, 8 mag. - "Le case della salute non servono a niente se non rientrano in un processo auto-organizzato dai medici. Sono gia' fallite in altri Paesi europei: il modello catalano, per esempio, e' servito soltanto a far rendere quel processo privato; mentre in Andalusia, ormai, la medicina di famiglia e delle cure primarie e' gestita da soggetti accreditati all'interno di quelle case". Cosi' alla DIRE Silvestro Scotti, vice segretario nazionale vicario di Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), a margine della conferenza stampa di presentazione della campagna contro "l'abolizione del medico di famiglia", che si e' svolta oggi a Roma presso l'Hotel Nazionale in piazza Montecitorio.
"Sul piano assistenziale- ha proseguito- non e' detto che rispondano a quella che viene venduta come la possibilita' di riduzione dell'inappropriatezza all'accesso ospedaliero, perche' formalmente, come tutti sanno, in sanita' un aumento di offerta determina un aumento di domanda. Cosi' probabilmente aumentera' la domanda sia nella casa della salute sia nei pronto soccorso. Oltretutto, dove sono gli standard delle case della salute? È chi fara' capire ai cittadini che potra' esistere una casa della salute con potenzialita' assistenziali piu' alte rispetto a case della salute con potenziali assistenziali solo di primo livello? Il cittadino non e' in grado di districarsi in un modello organizzativo cosi' vario e cosi' assimilabile a un termine unico come quello della casa della salute, che in qualche modo da' una speranza. Ma si stratta di una speranza che non e' detto gli dia assistenza".
"La nostra proposta- ha spiegato Scotti- e' che i modelli organizzativi della medicina generale nascano dai medici, soprattutto quelli scelti dai cittadini, e non dai burocrati. Mi chiedo se quando oggi un medico di famiglia trasferisce la sede del proprio studio si interroga su quelli che saranno i cittadini che lo seguiranno e sul perche' lo seguiranno. E non si tratta solo di un processo di comodita' riferita alla vicinanza, ma anche ad uno di assistenza: se in quella sede ho una concentrazione di assistiti fragili, anziani, che non possono allontanarsi e che non hanno i figli che li possano accompagnare allo studio medico, mi devo porre il problema di mettere quell'anziano nella capacita' di poter ricorrere al suo medico di famiglia".
Tutto questo, ha proseguito ancora il vice segretario nazionale vicario di Fimmg, "se lo fanno i medici che potranno valutare individualmente tale esigenza potra' avere un risultato positivo; altrimenti, se lo fanno le Regioni o le aziende che di solito tendono a utilizzare strutture dismesse che non analizzano neppure le caratteristiche territoriali di distribuzione dei medici e dell'offerta sanitaria descritta in tanti anni per determinare su quella concentrazione una sede di riferimento, mi pare chiaro- ha concluso Scotti- che ci sia il rischio del fallimento".
(Cds/Dire)