(DIRE) Roma, 29 lug. - Articolo tratto "Il Sole 24 Ore - Sanità". Sono quasi 2 milioni gli italiani che oggi possono dire di aver sconfitto dei tumori. Il dato è emerso nel corso del convegno nazionale "Le nuove frontiere della terapia. Il ruolo degli oncologi, delle Istituzioni, dei media per garantire appropriatezza e diritti dei pazienti" organizzato a Roma nella cornice della sala Aldo Moro della Camera dei Deputati dalla Fondazione "Insieme contro il cancro", un'occasione non solo per fare il bilancio dei casi e dei successi terapeutici, ma anche per discutere quanto le nuove terapie influenzino il rapporto tra medico e paziente.
Un rapporto, questo, che dovrebbe essere gestito con la consapevolezza che, ha sottolineato Francesco Cognetti, presidente della Fondazione, i passi avanti nel campo della ricerca lo hanno esposto a un cambiamento radicale. In particolare, l'immunoterapia, approccio basato sul rinforzo del sistema immunitario, rende più facile per il paziente accettare i trattamenti rispetto a quelli basati solamente su farmaci che agiscono dall'esterno, come i chemioterapici. Allo stesso tempo, le nuove terapie hanno fatto sì che ben il 57% dei pazienti sia ancora vivo a 5 anni dalla diagnosi, traguardo che viene visto come vittoria sul cancro.
I tumori, insomma, si stanno trasformando in malattie croniche e ricevere una diagnosi di cancro non equivale più automaticamente ad una condanna. Purtroppo, però, l'aderenza alle terapie è minacciata da una carenza nella comunicazione medico-paziente, ambito nel quale gli oncologi italiani sono poco formati. I sondaggi parlano chiaro: il 60% circa dei medici ritiene di non avere ricevuto una formazione adeguata nel campo; un altro 10% considera la sua preparazione addirittura per nulla adeguata. E la metà di quel 30% di oncologi che hanno avuto la possibilità di formarsi sul tema non lo ha fatto.
In questo panorama, la buona comunicazione tra medico e paziente è nelle mani del singolo oncologo, forte delle sue sole esperienze personali. Eppure i vantaggi che deriverebbero da un'adeguata preparazione nel settore sono dimostrati da veri e propri studi scientifici, secondo cui, ha spiegato Cognetti, oltre ad aumentare l'adesione alle terapie e la soddisfazione del pazienti una comunicazione efficace aiuta anche ad evitare il logorio psicofisico dei medici e a ridurre le controversie legali. A trarne vantaggio sarebbe quindi sia la salute del paziente che quella dei medici e del sistema sanitario.
(Com/Dire)