(DIRE) Roma, 7 lug. - "Oggi e' per tutti noi un giorno importante: raccogliamo i frutti del lungo e impegnativo percorso intrapreso, alla fine del 2007, con il recepimento delle direttive europee sul sangue e i suoi componenti. La conclusione di tale iter non rappresenta certamente un punto di arrivo, ma piuttosto costituisce il punto di partenza, un vero e proprio 'passaporto' per consentire ai prodotti del sangue italiani di fare il proprio ingresso nel sistema sangue europeo.
Inoltre, in questo modo, conformando gli stessi ai rigorosi requisiti comunitari, garantiremo ai cittadini italiani standard di prodotto e di servizio piu' trasparenti e di piu' elevata qualita' e sicurezza". Con queste parole di soddisfazione, ma al contempo di stimolo a proseguire nel percorso di qualificazione intrapreso, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha aperto con un messaggio il convegno 'Sistema sangue europeo: l'Italia entra in circolo' svoltosi oggi in Aula Pocchiari, presso l'Istituto Superiore di Sanita' (Iss).
Un'agenda, quella del Sistema Trasfusionale italiano "scandita dalla prossima introduzione di ulteriori e piu' impegnative norme europee- scrive il Centro nazionale Sangue dell'Iss in un comunicato- indispensabili per allineare il nostro Paese agli standard comunitari piu' elevati, con il recepimento delle nuove Good Practice Guidelines for Blood Establishment and Hospital Blood Banks".
La qualita' e la sicurezza del sangue donato "sono elementi imprescindibili e vanno monitorati e garantiti nel tempo- ha commentato il coordinatore pro-tempore delle associazioni e federazioni di volontariato, Luigi Cardini- sottolineando l'importante ruolo rivestito dalla compagine 'solidale': l'Italia, infatti, puo' contare su una percentuale di circa il 90% di donatori periodici sul totale di oltre 1.700.000 uomini e donne che nell'anonimato e senza remunerazione alcuna, garantiscono l'autosufficienza sangue del Paese".
Al tempo stesso, se la solidarieta' e' un elemento che unisce la nazione, "il processo di accreditamento e' stato spesso ostacolato dalla difficolta' di rendere omogenei protocolli, tecnologie e prodotti, laddove i sistemi sanitari regionali differivano in termini di sostenibilita' e governo delle procedure, ma la prova e' stata superata grazie alla presenza di facilitatori e valutatori opportunamente formati dal Centro nazionale Sangue (Cns) che hanno coadiuvato i Centri Regionali nell'attivita' di formazione e riqualificazione anche tecnologica".
Una prova di maturita' e' quella che "attende ora un sistema, quale quello italiano, che vede una forte interazione tra i soggetti che ne costituiscono i pilastri: istituzioni, operatori sanitari articolati su 283 Servizi trasfusionali e 231 Unita' di Raccolta, volontariato organizzato in postazioni fisse e mobili". Il direttore del Cns, Giuliano Grazzini, che ha coordinato, fin dal 2007, anno di nascita del Centro, questo percorso di qualificazione, intravede ancora "importanti sfide che vanno dalla manutenzione evolutiva del risultato al consolidamento di una cultura di partecipazione, condivisione e trasparenza del modello tracciato per definire uno schema di 'Site Master File' da applicare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale e l'utilizzo in modo sistematico delle risultanze degli audit effettuati per migliorare la sicurezza e la riduzione del rischio associato alla trasfusione, gia' in soglia minima, ma con ulteriori possibilita' di azzeramento, specie per quel che riguarda l'errore umano- conclude il Cns- grazie anche all'introduzione di nuovi dispositivi tecnologici".
(Com/Rac/Dire)