(DIRE) Roma, 24 giu. - "Non è possibile che in Regione non abbiano ancora capito che l'Anmi Onlus è una struttura di privato sociale che, attraverso il Centro studi Microcitemie di Roma, ha garantito ai cittadini del Lazio, gratuitamente per tutti, servizi di riconosciuta eccellenza per la prevenzione e la diagnostica delle patologie emoglobiniche, con un programma regionale finanziato in buona parte dall'Assessorato alla Salute per 40 anni. Per tali modalità non occorreva alcun accreditamento esistendo una specifica convenzione con la Regione Lazio. Solo dal 2011 è stata imposta all'Anmi la modalità del progetto annuale, facendo comunque riferimento in ogni decreto emanato alla suddetta convenzione mai ufficialmente disdettata dalla Regione". Così in una nota l'Anmi (Associazione nazionale per la lotta contro le microcitemie).
"In ogni caso- prosegue l'associazione- l'Anmi ha più volte reso nota, in sede regionale, la disponibilità di avviare l'iter per l'accreditamento delle proprie attività, ma ha anche ugualmente specificato la necessità di disporre di un finanziamento per gli aspetti tecnici derivanti dall'accreditamento stesso, in quanto le ultime risorse disponibili erano state impiegate, nei primi mesi del 2015, per garantire la prosecuzione degli screening e della diagnostica, in attesa di una risposta della Regione Lazio che è pervenuta solo il 14 maggio u.s.". Non risultando alcuna apertura in tal senso da parte della Regione Lazio, aggiunge l'Anmi, "non disponendo di ulteriori risorse, suo malgrado, ha dovuto procedere al licenziamento collettivo dei propri dipendenti che costituivano uno tra i gruppi di maggiore esperienza scientifica in questo delicato e fondamentale settore della diagnostica di laboratorio".
Riguardo alle strutture pubbliche indicate in alternativa al Centro Microcitemie di Roma per la diagnostica emoglobinica, all'Anmi risulta che "in vari modi ed in tempi diversi, sia emerso che le stesse si servivano dei servizi del Centro per la soluzione delle problematiche diagnostiche di propria pertinenza. In ogni caso, e purché non sia troppo tardi, l'Anmi Onlus ribadisce la propria disponibilità al dialogo costruttivo con la Regione Lazio per il ripristino delle funzioni e dei servizi sanitari del Centro e rimane, come ormai da tempo, in attesa di convocazione da parte dei funzionari competenti per discutere su concrete e rapide ipotesi di soluzione delle attuali problematiche, nell'interesse prioritario dei cittadini del Lazio che hanno perso di fatto un riferimento unico ed insostituibile per la diagnostica e la prevenzione delle patologie emoglobiniche. Ma, in caso contrario, risulti ben chiaro- conclude l'Associazione- di chi sono le responsabilità di questa assurda vicenda".
(Cds/Dire)