(DIRE) Roma, 16 gen. - Una difesa senza mezzi toni. Il presidente dell'Ordine dei medici di Roma, Roberto Lala, torna a difendere i camici bianchi della Capitale dagli attacchi ricevuti in occasione dell'elevato numero di assenze di agenti della polizia municipale a capodanno, per molte delle quali e' stato prodotto certificato di malattia. "E' veramente illogico e ingiusto addebitare ai medici qualsivoglia colpa di quanto accaduto- dice Lala alla Dire- Sul problema delle certificazioni per malattie brevi si da' all'opinione pubblica un'informazione spesso distorta e, nel caso, specifico, c'e' stata una gara a lanciare accuse ai medici senza senso e infondate.
Secondo il presidente dei camici bianchi di Roma, inoltre, "tutta la questione ruota intorno all'imprescindibile dovere del medico di fidarsi di quanto gli viene riferito dal paziente- prosegue- e su questo basarsi nel caso di sintomi non oggettivamente riscontrabili e obiettivamente non gravi, comunque tali da non richiedere accertamenti diagnostici e specialistici. Lo dico senza troppi giri di parole: tentare di coinvolgere i medici in quanto e' accaduto e' del tutto fuori luogo e assurdo. E' poi davvero inaccettabile quanto riportato da alcuni media in questi giorni, ovvero che al centro della questione ci sarebbero certificati falsi cui si sarebbero prestati i medici. Ma di cosa stiamo parlando? Quali certificati falsi? Su quali prove poggiano queste gravi accuse? Se ci dovessero essere state violazioni in tal senso l'Ordine sarebbe il primo a denunciarle. Cerchiamo, invece, di andare alla radice della questione: il rapporto di fiducia che deve connotare il rapporto tra medico e paziente".
In effetti si e' parlato di certificati retrodatati o firmati senza la visita... Puo' essere cosi'? "Ribadisco una volta di piu' che il certificato non puo' mai, ripeto mai, essere retrodatato rispetto al momento della visita. E per rilasciarlo e' obbligatoria la visita: questo vale per tutti i tipi di certificazione, da quelle di malattia a quelle di buona salute".
Parlava del rapporto di fiducia tra medico e paziente. In che senso e' legato alla vicenda? "Per quanto riguarda l'aspetto delle certificazioni in questa vicenda, come in altre simili, e' alle fondamenta della questione. Se un paziente chiama il dottor 'X' e gli riferisce di star male, accusando solo dolori articolari e una certa spossatezza il medico, non puo' far altro che certificare tali sintomi soggettivi che gli vengono riferiti. I sintomi soggettivi e non obiettivi e misurabili (come invece sono febbre, placche alla gola, addome contratto, ecc.), sono la maggioranza. Il medico quindi deve necessariamente fidarsi del paziente e di quanto gli viene da lui comunicato: non si inventa nulla e in ragione di quanto gli viene riferito basa diagnosi, prognosi ed eventuale terapia".
C'e' chi sostiene che in questi casi dovreste prescrivere esami e analisi come deterrente...
"Non certo in un caso come quello che ho appena portato ad esempio o in casi del tutto simili. Prescrivere una Tac e una risonanza, che magari verrebbe fatta dopo settimane sarebbe inappropriato oltre che un inutile aggravio nei conti della sanita' e per le liste di attesa. Ben diverso e' se un paziente riferisce, come ulteriore esempio, un forte mal di testa con sensazione di confusione: in quel caso e' necessario per il medico prescrivere accertamenti diagnostici e specialistici per tutelarne la salute, nonche' per non incorrere in accuse di malpractice. Tutto si basa appunto sulla fiducia che il medico deve riporre nelle affermazioni del paziente quando accusa sintomi non oggettivamente accertabili; cosi' come il paziente deve avere fiducia nel suo medico quando egli ritiene di non prescrivere o di prescrivere accertamenti".
Eppure e' in merito alla necessita' di procedere a tali accertamenti che le sue dichiarazioni sono state criticate da alcune organizzazioni dei medici di medicina generale, quelli principalmente preposti alle certificazioni di cui si discute.
Come mai? "Perche' sono state riportate in maniera incompleta e inesatta nell'ambito di un'altra mia intervista. In realta' non ho assolutamente affermato che i medici di base possono firmare un certificato di malattia solamente dopo esami approfonditi. Non si puo' fare confusione su questo punto: il dovere di certificazione e' una cosa, la necessita' di procedere ad accertamenti e' un'altra e spetta al medico valutarla di caso in caso. Valgono gli esempi appena fatti. Questa e' la posizione ufficiale dell'Ordine che presiedo, oltre che regola di buon senso e di buona pratica professionale. Purtroppo vicende come quelle innescate dalle assenze dei vigili urbani a Roma si prestano a critiche giuste da parte della pubblica opinione ma anche a facili e infondate polemiche, soprattutto se alimentate da un'informazione imprecisa".
Sulla scia di questa vicenda, come Ordine, avete previsto iniziative particolari? "Stiamo lavorando su una comunicazione pubblica diretta a tutti i medici in cui invitiamo i colleghi a prestare la massima attenzione".
(Cds/ Dire)