(DIRE) Roma, 2 feb. - L'Ebola in Italia non fa piu' paura. Il merito e' senz'altro anche del lavoro dello staff dell'ospedale Spallanzani, che ha ricevuto il plauso dal mondo intero per aver curato e guarito il medico siciliano di 'Emercency' Fabrizio Pulvirenti. Ma a che punto sono, ora, le conoscenze mediche e le strategie per prevenire l'infezione da virus Ebola? Di questo si e' discusso sabato 31 gennaio nel corso di una giornata informativa organizzata dall'Ordine dei medici di Roma presso la sala conferenze della sede. Sono intervenuti, tra gli altri: Giovanni Rezza, direttore dipartimento Malattie Infettive dell'Iss; Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'ospedale 'Lazzaro Spallanzani' di Roma; Ernesto Cappellano, coordinatore commissione prevenzione dell'Omceo Roma.
"Siamo in attesa di un vaccino efficace contro il virus Ebola- ha detto all'agenzia Dire Rezza- attualmente ce ne sono due che hanno superato la prima fase di sperimentazione nell'uomo e che adesso, probabilmente, andranno direttamente in fase 3, ovvero la fase adottata proprio per valutare e testare l'efficacia del vaccino stesso". Ma a che punto e' la situazione in merito ad Ebola? "Per fortuna la situazione sta migliorando- ha risposto- nei tre Paesi principalmente affetti (Guinea, Sierra Leone e Liberia) il numero di nuovi casi sta diminuendo. È ancora piuttosto elevato a Freetown, capitale del Sierra Leone, ma anche li' stiamo assistendo ad un miglioramento. Questo fa quindi sperare che nel giro di qualche mese l'epidemia possa essere portata sotto controllo".
Quanto al contagio, ha proseguito il direttore del dipartimento Malattie Infettive dell'Iss, "avviene per contatto diretto con i fluidi corporei del malato, che sono quelli all'interno dei quali e' contenuto il virus. Quindi prevenire il contagio di Ebola e' abbastanza facile se si evita il contatto diretto". In questo senso, ha aggiunto ancora, "l'ospedale e' il luogo piu' a rischio ed e' necessario utilizzare tutti i dispositivi di protezione individuale, che possano porre un ostacolo tra la cute e i liquidi organici del malato e le mucose di chi opera per l'assistenza del malato stesso. La prevenzione e' quindi molto importante e per ora si basa sulle classiche misure di controllo dell'epidemia, che consistono soprattutto nell'isolamento precoce della persona malata".
Lo Spallanzani, intanto, e' diventato leader nel trattamento del virus. Come sta oggi il medico di 'Emercency'? "Attualmente le sue condizioni sono buone- ha risposto Ippolito- ma deve continuare a riprendersi da una convalescenza che, in questi casi, e' anche molto lunga. In ogni caso continuiamo a monitorarlo anche a distanza- ha fatto sapere il direttore scientifico dell'ospedale 'Lazzaro Spallanzani' di Roma- perche' lui generosamente ha offerto di donare il suo plasma, che in questo modo diventa lo stock nazionale per altri pazienti. E questo gli fa onore, perche' permettera' di salvare altre vite: il plasma non sara' italiano, ma sara' un plasma per i cittadini comunitari che ne avranno bisogno". Pulvirenti, intanto, ha detto che presto tornera' in Africa.
Ma fra quanto tempo, effettivamente, lo potra' fare? "Secondo me ci vorra' ancora qualche mese prima che possa tornare in Africa- ha risposto Ippolito- Di certo quando tornera' trovera' un'Africa totalmente diversa, con molti meno casi. Non solo: vedra' anche in che maniera il posto in cui lavorava e' stato trasformato, perche' 'Emercency' ha costruito un nuovo centro clinico con una rianimazione efficiente, di livello assolutamente occidentale, che permettera' di salvare molte vite". Un plauso quindi allo staff dello Spallanzani, ormai considerato leader nel trattamento del virus: "L'Istituto si e' preparato dal 1996 per le febbri emorragiche- ha spiegato- ed oggi ha dimostrato che tutti questi anni di attivita' e preparazione sono stati utili per trasferire competenze e conoscenze sul campo. Finora ha messo in piedi cinque laboratori per i patogeni emergenti, riuscendo a dare una risposta a quei Paesi".
Positiva la risposta che l'Omceo Roma ha ricevuto dai suoi iscritti. "È stata un'esperienza molto positiva- ha commentato Cappellano- e lo possiamo vedere anche dall'affluenza che c'e' stata qui oggi presso l'Ordine. C'era senz'altro l'esigenza di confrontarsi sul tema dell'Ebola e fortunatamente, qui a Roma, abbiamo tra i maggiori esperti: oltre al professor Ippolito e al professor Rezza, c'e' anche il professor Tarsitani, che ha presentato un intervento molto importante sulla necessita' di dare un'informazione 'non politicamente scorretta'- ha concluso il coordinatore della commissione prevenzione dell'Omceo Roma- ma giusta e scientificamente corretta".
DIFFUSIONE - Nel corso della giornata, intanto, e' emerso che l'epidemia, causata dal ceppo virale Zaire del virus Ebola, ad oggi e' limitata a tre stati africani (Guinea, Sierra Leone e Liberia). "La diffusione dell'infezione in questi Paesi- hanno fatto sapere gli esperti- e' soprattutto legata alle scarse condizioni igieniche del territorio e delle stesse strutture sanitarie. Tuttavia, in altri Paesi del continente africano, dove in passato si erano verificate epidemie (come ad esempio la Nigeria), le misure adottate hanno limitato l'estensione dei contagi e al momento non sono presenti ulteriori casi".
CONTAGIO - Quanto al contagio, hanno spiegato i medici capitolini, "il virus si trasmette per contatto diretto con i liquidi organici del malato o tramite i fomites. Ma la trasmissione puo' avvenire anche per via sessuale con lo sperma, fino a tre mesi dopo la guarigione clinica". Attualmente non sono presenti collegamenti aerei diretti dai Paesi africani all'Italia, quindi la possibilita' che un viaggiatore infetto possa arrivare nel nostro Paese tramite viaggio aereo sono scarse. "Sarebbe comunque importante uno screening dei viaggiatori- hanno sottolineato gli esperti- al momento della partenza degli aerei dai Paesi dove e' in corso l'epidemia, ma anche (come gia' succede in Inghilterra) al momento dell'arrivo per controllare le persone che dovessero sviluppare eventuali sintomi durante il volo".
INCUBAZIONE - Il periodo di incubazione dura tra i 2 e i 21 giorni con un valore medio di 11 giorni circa. E per questo motivo, hanno proseguito, "e' altamente improbabile che un migrante che arrivi in Italia tramite le rotte marittime clandestine possa portare il contagio. Se mai dovesse verificarsi l'arrivo di un malato di Ebola nel nostro Paese, dunque, si tratterebbe probabilmente del rientro di uno dei cittadini che lavorano in quei Paesi in ambito sanitario o religioso, come gia' avvenuto in passato in Spagna e Germania". In questo malaugurato, ma anche improbabile caso, "le strutture sanitarie italiane specializzate nella cura delle malattie infettive sono comunque attrezzate per curare i malati e contenere l'infezione".
DIAGNOSI - La cosa piu' importante e' la diagnosi precoce e l'invio immediato nei centri di riferimento, come l'individuazione di tutti i soggetti che abbiano avuto contatto diretto, per sottoporli a isolamento e a osservazione clinica per almeno tre settimane. "È di vitale importanza che il personale sanitario sia formato e che le strutture siano fornite degli adeguati dispositivi di prevenzione. Nel Lazio- hanno detto i camici bianchi di Roma- il personale dei pronto soccorso e' stato formato e la Regione ha predisposto un protocollo per la sorveglianza, il controllo del virus e la gestione dei casi sospetti, definendo i criteri organizzativi e la rete di riferimento per la presa in carico dei pazienti- hanno concluso- insieme anche alle modalita' di disinfezione e sanificazione, oltre che del trattamento e smaltimento dei rifiuti sanitari".
(Cds/ Dire)