Roma, 1 dic. - "L'obiettivo è fare le cose meglio, non in più". Con questo slogan il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, ha presentato a Messina il Piano nazionale sulle emergenze-urgenze pediatriche. Una riorganizzazione che porterà alla chiusura dei punti nascita al di sotto dei 500 parti annui.
"Ci saranno delle deroghe - ha però specificato il Ministro - ma solo per casi particolari per i quali dovranno essere garantiti elevati standard di sicurezza strutturali, per il personale e per la sicurezza della mamma e del bambino".
Dovrà essere la Regione a chiedere le deroghe e le strutture dovranno essere supportate dalla stessa Regione per garantire gli standard richiesti. Sarà poi il Comitato tecnico istituito presso il Ministero a esaminare tutte richieste di deroga. Il tetto stabilito ad oggi è 500 nascite all'anno ma l'obiettivo è arrivare a tenere aperti punti nascita con minimo mille parti annui.
Dal Piano, è stato reso noto, si evidenzia come siano tre milioni i minori che si presentano nei Pronto Soccorso pediatrici ogni anno e solo lo 0,1% sia da codice rosso e il 12% da codice giallo.
"Occorre - ha detto Francesco Bevere, direttore generale dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali - che quello 0,1% trovi un ambiente adeguato e specialisti che possano affrontare le condizioni di gravità e siano in grado di agire immediatamente".
Il problema preso in considerazione è la gestione dell'emergenza-urgenza che dovrà coinvolgere anche il pediatra di base. "Nel 90% dei casi nessuno chiama il pediatra, ma si va direttamente in ospedale - ha sottolineato Bevere -. Il pediatra di base deve essere parte del sistema, per questo lavoriamo per un'assistenza pediatrica garantita, con turni, che arrivi a 12 ore al giorno e ci sia anche nei festivi e prefestivi".
Le linee guida del Ministero, è stato puntualizzato, guardano alla formazione degli specialisti che dovranno prendere in carico il bambino (rianimatori, anestesisti) e a studiare in quali strutture collocare dei trauma-center pediatrici o la terapia intensiva.
"Le figure professionali su cui bisogna investire sono ostetriche, anestesisti, pediatri", ha detto Bevere. "Il 14 febbraio 2015, il giorno del dramma di Nicole, ero incinta - ha raccontato il Ministro Lorenzin - e l'immagine dei due genitori è stata una cosa tremenda. E dalla vicenda drammatica di Nicole, ma anche di tante altre, ho chiesto al mondo sanitario di dare delle procedure più congrue. I punti nascita non chiudono per motivi economici, chiudono perché non sono sicuri, perché mettono a rischio la vita delle persone. C'è necessità di una rete che garantisca parametri e condizioni di sicurezza per figli e mamme e tutti dovrebbero potervi accedere alle stesse condizioni.
Presentiamo questo studio a Messina perché è nelle regioni del Sud che, purtroppo, i dati ci dicono che queste cose accadono con più frequenza".
Articolo tratto da www.quotidianosanita.it (Wel/ Dire)