Roma, 24 set. - Articolo tratto da "La Repubblica". Dagli Usa una nuova previsione fa apparire l'epidemia di ebola come qualcosa di molto simile a un'apocalisse incombente. Secondo Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta, l'ente nazionale americano che si occupa di salute pubblica e che raccoglie alcuni tra i migliori virologi del mondo, entro il prossimo gennaio in Africa occidentale il virus potrebbe arrivare a infettare fino a 1,4 milioni di persone.
"Entro il 20 gennaio 2015- si legge nel rapporto- tra 550mila e 1,4 milioni di persone potrebbero esser contagiate in Africa occidentale". Non solo: secondo Cdc, la cifra diffusa dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, 5864, sottostima il numero dei casi di contagio. La realtà, secondo l'ente americano, è che i casi sono almeno 2,5 volte di più, circa 20mila.
Cdc spiega che la proiezione su gennaio è basata sui dati disponibili ad agosto. Non prende, quindi, in considerazione gli sforzi annunciati di recente dall'amministrazione americana per combattere il contagio, come l'invio di tremila membri delle forze armate nelle regioni flagellate dall'epidemia. "Azioni intensive e immediate, come quelle appena adottate, possono portare l'epidemia a un punto di svolta, dando inizio a un rapido declino dei casi", afferma ancora il rapporto Cdc.
Dall'ultimo bollettino dell'Oms, le persone contagiate registrate in cinque Paesi dell'Africa occidentale (Sierra Leone, Nigeria, Guinea, Liberia e Senegal) sono 5864, di cui 2811 decedute. Cifra, come detto, criticata da Cdc. Ma il report dell'Oms evidenzia anche un altro aspetto critico: i casi di contagio tra il personale sanitario impegnato nella lotta al virus, anche in questo caso in crescita, a dimostrazione di come il rischio sia stato sottovalutato.
In Sierra Leone i decessi tra il personale medico e paramedico sono trenta in più rispetto a quanto accertato in precedenza: 61 morti su 96 casi di contagio, cifra aggiornata rispetto ai 74 casi di malati di ebola tra i sanitari comunicati la scorsa settimana, con 31 decessi. In termini percentuali, dopo la revisione, vuol dire che quasi sei operatori sanitari su 10 che hanno contratto l'ebola in Sierra Leone sono poi morti, anziché 4 su 10. L'Oms spiega che al 22 settembre sono in totale 348 i contagiati noti tra il personale medico e paramedico, di cui 186 morti. La metà di quei casi si è verificata in Liberia e 67 in Guinea, con la Sierra Leone i Paesi più colpiti dal virus. In Nigeria, su un totale di 20 casi di contagio, ben 11 hanno riguardato gli operatori sanitari, cui si devono 5 morti su 8.
In Sierra Leone, le autorità stanno seriamente pensando a una replica del coprifuoco totale e nazionale che ha costretto la popolazione a restare barricata in casa per tre giorni, durante i quali squadre mediche hanno visitato a domicilio oltre un milione di famiglie fornendo informazioni e dispensando consigli su come evitare il contagio. Altra misura adottata dalla Sierra Leone per arginare il contagio riguarda i rapporti con l'esterno: l'esercito ha praticamente sigillato la frontiera con Liberia e Guinea.
All'Africa minacciata dall'apocalisse ebola, Papa Francesco ha dedicato un passaggio del suo discorso consegnato ai vescovi del Ghana, ricevuti in visita ad Limina. Il Pontefice prega per quanti in Africa soffrono a causa dell'ebola, ricorda le vittime dell'epidemia e la grande testimonianza di sacerdoti, religiosi e religiose, degli operatori sanitari rimasti al fianco dei malati a rischio della vita. Dal Papa, l'auspicio che si rafforzi l'impegno per porre fine a questa tragedia.
Per il Commissario europeo per la Salute Tonio Borg, il rischio ebola in Europa "rimane basso per tutta una serie di ragioni, ma nonostante tutto dobbiamo rimanere vigili, e non abbassare la guardia". Borg, durante la conferenza conclusiva del meeting informale dei ministri europei della Salute, che si è appena chiusa a Milano, ha ricordato che il rischio rimane basso anche perché una persona contagiata che abbia già i sintomi "sarebbe troppo debole per viaggiare", ma anche che "la malattia non è contagiosa a meno di alcune particolari condizioni". Inoltre sono stringenti "i controlli negli aeroporti, e il nostro sistema di igiene e salute è di un livello particolarmente elevato".
L'Europa, ha ricordato il commissario Ue, ha messo in campo diverse azioni: "Siamo riusciti a creare una rete di laboratori per effettuare i test, a favore di quei Paesi europei non sufficientemente attrezzati. Ma anche una rete di letti a disposizione delle persone infette, in caso di emergenza. Ora l'obiettivo sarà quello di organizzarci meglio e di coordinarci in caso si debba evacuare qualche concittadino che, magari perché in missione in Africa, dovesse risultare contagiato".
In totale l'Ue ha già stanziato 150 milioni di euro per progetti d'intervento rivolti all'Africa Occidentale, "cifra che non include- ha concluso Borg- il contributo con risorse umane e i laboratori allestiti in loco".
(Cds/ Dire)