Roma, 22 set. - Hanno strappato i prezzi migliori per gli aghi ipodermici e per le garze, hanno risparmiato 4 euro su ogni pasto per i pazienti degli ospedali, hanno ridotto anche del 50% il costo di prodotti che già valevano pochi centesimi. Alla fine, però, il conto è di quelli importanti: 246 milioni di euro, con il segno meno davanti. Perché tanti sono i soldi risparmiati nel 2014 dalla Regione Lazio nel comparto della sanità, soltanto per quanto riguarda l'acquisto di beni e servizi.
Una razionalizzazione della spesa ("Da questo punto di vista non si tratta di tagli", assicurano in via Cristoforo Colombo) ottenuta grazie al potenziamento della Centrale unica degli acquisti. La direzione, guidata dal maggio 2013 da Elisabetta Longo, ha fatto di necessità virtù. Così, in una Regione con la sanità commissariata da 8 anni, con un disavanzo che a fine anno (salvo sorprese) dovrebbe assestarsi ancora sui 200 milioni di euro, il primo accorgimento è stato operare una stretta sugli acquisti.
"Siamo stati tra i precursori a livello nazionale- spiega la Longo- nel fissare i prezzi di riferimento per i dispositivi medici". Un provvedimento che ha riguardato oltre 500 prodotti ai quali è stato assegnato un range da cui nessuna Asl ha potuto discostarsi. E così, per esempio, gli aghi ipodermici per siringa sono passati da 0,0013 di euro a 0,008. Lo stesso per le garze, da 0,33 centesimi di euro a 0,27. O le provette sterili per i prelievi: da 0,0124 a 0,058. Tutti prodotti di larghissimo consumo nella sanità, ordinati in quantità enormi, le cui riduzioni incidono in maniera significativa sui bilanci finali.
Effetto delle gare centralizzate, l'altra grande leva a disposizione della Centrale unica degli acquisti. Grazie a questo strumento oggi una "giornata alimentare" per ogni paziente (dalla colazione alla cena passando per il pranzo e la merenda) costa circa 11 euro. Quattro in meno rispetto alla media del 2012.
Allora, prima della gara centralizzata, un pasto giornaliero in alcune Asl arrivava a costare anche 25 euro. "Ma con il risparmio non ne risente la qualità- spiega la direttrice della centrale- perché per i capitolati sulla ristorazione che abbiamo preparato hanno partecipato anche alcuni nutrizionisti". Lo stesso vale per le operazioni di lavaggio e pulizia della biancheria, delle lenzuola, dei materassi: prima, per una giornata di degenza, il costo medio era di 5,5 euro. Oggi è sceso a 3. Per non parlare dei farmaci o di apparecchiature mediche più delicate, come i pacemaker: per acquistarne uno cosiddetto "tricamerale" prima la Regione Lazio pagava fino a 3589 euro. Oggi, invece ne paga 2.200 euro, con un risparmio di quasi il 40%.
I risultati ottenuti nel 2014 vengono giudicati "incredibili" dal governatore Nicola Zingaretti: "Prima c'erano più costi, più sprechi e meno servizi- prosegue- ora abbiamo meno costi, meno sprechi e servizi migliori per i cittadini". Al di là dei trionfalismi, però, i risparmi sono significativi e dimostrano come sia possibile attivare processi di spending review all'interno della sanità. "Quando manca il coordinamento- spiega la Longo- quando tutto è lasciato ai singoli, allora è più facile che il mercato sia fuori controllo. Se c'è una governance centrale, invece, diventa più difficile dare spazio a comportamenti singoli poco equilibrati". Anche per questo, l'altro fronte sul quale si muove la centrale unica è quello di "affiancamento" alle Asl nei processi di acquisto, obbligandole per alcuni prodotti ad operare sul cosiddetto "mercato elettronico" (utilizzando Mepa e Consip, le agenzie attraverso le quali si rifornisce la pubblica amministrazione). Per tutto il resto, invece, ci sono le gare della Centrale unica.
(Cds/ Dire)