(DIRE) Roma, 29 lug. - "Nessuna sicurezza, nessuna prospettiva. I giovani medici contro la precarietà dei diritti e della dignità". Recita così lo striscione affisso dai giovani camici bianchi davanti alla sede dell'Ordine dei Medici Roma, da ieri occupata simbolicamente, insieme anche alle sedi degli Ordini di Ancona, Modena, Napoli e Palermo, dai componenti della Commissione dei Giovani. Molti i motivi della protesta: dalla mancata programmazione dei posti disponibili alle Facoltà di Medicina e Chirurgia alla scarsa programmazione delle borse di studio in Medicina Generale, fino ai contratti di scuola di specializzazione rispetto al numero dei laureati ogni anno. Per saperne di più la Dire ha intervistato Virgilio De Bono, consigliere dell'Ordine dei Medici di Roma.
"Abbiamo iniziato questa protesta spinti da vari motivi- spiega De Bono-. Intanto pensiamo che il medico che dopo sei anni di università è in procinto di laurearsi debba essere capace e preparato. Cosa, questa, che non accade praticamente mai. Le cosiddette 'soft skills', ovvero quelle capacità minime indispensabili per far sì che un medico si possa affacciare alla professione, sono infatti fondamentali. Un altro problema che sta diventando sempre più grande è poi quello di entrare nella formazione, sia della specializzazione nazionale sia di quella della medicina generale, anche con un adeguato e dignitoso salario".
Quanto guadagna un medico di medicina generale in specializzazione? "Percepisce una borsa di studio di 800 euro al mese- risponde il consigliere-, una cifra veramente irrisoria soprattutto se paragonata a quella di altri paesi europei. In questo momento storico oltre il 40% dei giovani medici, in particolare under 40, si trova in questa situazione, a dover frequentare corsi e corsetti e a non entrare stabilmente da nessuna parte perché mancano i posti. Questo è lo scenario più grave". Secondo De Bono altrettanto critico è lo scenario delle specializzazioni perché "il numero- sottolinea- è sempre minore. Dopo aver fatto pressioni sul governo, siamo riusciti a far salire il numero delle borse di studio, che da 3.500 sono passate a circa 5.400. Ma nonostante questo il quadro resta comunque grave".
Da dove ripartire? "Intanto bisogna rivedere completamente la programmazione nazionale- dice ancora-, mentre a livello territoriale Regione Lazio e Comune di Roma, invece di lavorare con cooperative che sottopagano medici e personale sanitario, potrebbero impiegare quel 40% di medici precari al 118 oppure nei pronto soccorso, dove c'è sempre carenza di personale. Nuove assunzioni, anche se temporanee, potrebbero infatti essere intanto una buona ricetta. Occupare i giovani mi rendo conto che non è cosa semplice, ma bisogna farlo assolutamente".
(Cds/ Dire)