Roma, 8 set. - Articolo tratto da "Il Tempo". La dieta imposta agli ospedali laziali rischia di far collassare anche quelli della provincia romana che, già attualmente, sono i più carenti di letti. Il decreto atteso per il 25, infatti, taglierà nelle due Asl più povere di posti del Lazio, che già ora dispongono di meno di un terzo dei letti previsti dagli stessi standard regionali, circa 100 posti.
Nel giro di un anno l'Asl Rm F e Rm G rischiano di passare dal promesso incremento di 55 letti alla perdita del doppio di quei posti. Ossia circa la metà dei 220 letti di cui attualmente dispongono gli ospedali di Bracciano, Monterotondo e Subiaco, già scampati alle amputazioni del 2010, sospese anche a causa dei ricorsi ai giudici amministrativi contro il Decreto 80. Un taglio "in contraddizione rispetto al Decreto 480 del 6 dicembre scorso- denuncia Sandro Bernardini, segretario generale della Uil Fpl di Roma e Lazio-. In quel decreto si diceva di aumentare i posti letto nelle strutture carenti, come appunto Asl Rm F ed Asl Rm G: 262 posti nell'Asl F (0,83%) rispetto ai 234 attuali e 625 nell'Asl G (1,26%) rispetto ai 598 attuali". Ora, invece, da ospedali sede di Pronto soccorso i 3 nosocomi passeranno a "presidi di area disagiata". Che perderanno la metà degli attuali letti per acuti e i reparti di degenza, ad eccezione di Medicina (con 20 posti ciascuno) e "una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina per i casi che non possono essere dimessi in giornata". Così diventeranno i nuovi "presidi ospedalieri di base" di Bracciano, Monterotondo e Subiaco secondo i piani operativi 2013-15 recepiti dal decreto 247. Il quale dispone anche, per il settembre 2016, "l'apertura del nuovo Ospedale dei Castelli con circa 300 letti, che andrà a sostituire i Riuniti di Albano e Genzano e lo Spolverini di Ariccia", con un saldo in attivo di 64 posti letto in più rispetto ai 236 complessivi attuali. Per la riorganizzazione di Bracciano, Monterotondo e Subiaco, invece, "anche in previsione di un rafforzamento dell'offerta di emergenza territoriale nelle 3 aree, viene avviato un monitoraggio dell'attività finalizzato ad una riconsiderazione della loro funzione entro il 31 dicembre 2015".
Per ora avranno "risposta all'emergenza assicurata h24 da medici del Dea di I livello (Civitavecchia per Bracciano e Tivoli per gli altri 2), posti di Osservazione Breve Intensiva, presenza h24 del mezzo di soccorso medicalizzato, elisuperficie, laboratorio analisi per l'emergenza, servizio di teleconsulenza per la radiologia. L'attività di ricovero viene garantita con posti letto medicina generale, di chirurgia e di Day Surgery come dall'emanando regolamento (punto 9.2.2) della Legge 135/2012". Ma il sindaco di Bracciano, Giuliano Sala, si è già detto pronto a tornare al Tar, dopo la vittoria al Consiglio di Stato contro la riconversione tentata dal decreto 80 del 2010, perchè preferisce richiamarsi ad un'altra norma, la legge del 1992 che stabilisce, per il mantenimento della sede di Pronto Soccorso, la necessaria presenza di Medicina, Chirurgia e Ortopedia ed i relativi posti letto. Invece la proposta regionale "con la eliminazione di 40 posti letto per acuzie", abbasserebbe il rapporto letti-residenti nell'Asl Rm F dall'attuale 0,7 allo 0,5 a fronte dello standard regionale che prevede 3 letti ogni mille abitanti. Un "rapporto posti letto-popolazione residente che mostra di essere il più basso di tutta la Regione", come lamenta da tempo lo stesso direttore generale dell'Asl Rm F di Civitavecchia, Giuseppe Quintavalle. Anche l'Asl più estesa del Lazio (con i suoi 70 Comuni), la Rm G di Tivoli, Asl Rm G lamenta la "continua diminuzione dei posti letto attivi. Attualmente, infatti, l'Azienda nel suo complesso ha a disposizione 470 posti letto, rispetto ai 1431 necessari e stimati sulla base del fabbisogno della propria popolazione. Questa grave carenza produce di fatto il trasferimento obbligato del paziente in altri ospedali. Lo stesso vale per gli accessi di pronto soccorso". Con un conseguente record di mobilità passiva sia nei ricoveri (69%) che negli accessi (34,7%).
(Cds/ Dire)