Roma, 16 ott. - E' stata inviata al Parlamento la Relazione annuale sull'attuazione della legge 194 del 1978 che stabilisce norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG), nella quale vengono presentati i dati definitivi relativi all'anno 2012 e quelli preliminari per l'anno 2013.Si conferma la tendenza storica alla diminuzione dell'IVG in Italia: nel 2013 sono state notificate 102.644 IVG, con un decremento del 4.2% rispetto al dato definitivo del 2012 (107.192 casi).
Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne tra 15-49 anni), che rappresenta l'indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all'IVG, nel 2013 è risultato pari a 7.6 per 1.000, con un decremento del 3.7% rispetto al 2012 (7.9 per 1.000).
Il rapporto di abortività (numero delle IVG per 1000 nati vivi) nel 2013 è risultato pari a 203.8 per 1.000, con un incremento dello 0.3% rispetto al 2012 (203.1 per 1.000). Il piccolo incremento è dovuto al fatto che questo rapporto stima l'abortività rispetto ai nati vivi che nel 2013, secondo i dati provvisori forniti dall'ISTAT, sono diminuiti di molto rispetto al 2012 (503.745 vs 527.770).
Riguardo, poi, ai dati definitivi del 2012, rimane elevato il ricorso all'IVG da parte delle donne straniere, a carico delle quali si registra il 34% delle IVG totali in Italia: un contributo che è andato inizialmente crescendo e che si sta stabilizzando come percentuale, mentre il numero assoluto è diminuito negli ultimi due anni. Tra le minorenni, il tasso di abortività nel 2012 è risultato pari a 4.4 per 1000 (nel 2010-11 era 4.5). Si conferma il minore ricorso all'aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri Paesi dell'Europa Occidentale.
In generale sono in diminuzione i tempi di attesa, pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le regioni.
Il primo monitoraggio capillare sui punti IVG e l'obiezione di coscienza, effettuato su tutto il territorio dall'approvazione della L.194/78, conferma quanto osservato nella precedente Relazione al Parlamento: su base regionale non emergono criticità nei servizi di IVG. In particolare, emerge che le IVG vengono effettuate nel 64% delle strutture disponibili, con una copertura soddisfacente, tranne che in due regioni molto piccole. Il numero dei punti IVG, paragonato a quello dei punti nascita, mostra che mentre il numero di IVG è pari a circa il 20% del numero di nascite, il numero di punti IVG è pari al 74% del numero di punti nascita, superiore, cioè, a quello che sarebbe rispettando le proporzioni fra IVG e nascite. Confrontando poi punti nascita e punti IVG rispetto alla popolazione femminile in età fertile, a livello nazionale, per ogni 3 strutture in cui si fa IVG, ce ne sono 4 in cui si partorisce.
Infine, considerando le IVG settimanali a carico di ciascun ginecologo non obiettore, ipotizzando 44 settimane lavorative in un anno, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua 1.4 a settimana, un valore medio fra un minimo di 0.4 (Valle d'Aosta) e 4.2 (Lazio). Il numero dei non obiettori nelle strutture ospedaliere risulta quindi congruo rispetto alle IVG effettuate. Il numero degli obiettori di coscienza nei consultori, pur nella non sempre soddisfacente copertura dei dati, è sensibilmente inferiore rispetto a quello registrato nelle strutture ospedaliere.
Il Ministero ha invitato le Regioni a procedere a un dettagliato approfondimento dei dati del monitoraggio per individuare i bisogni del territorio, utilizzando possibilmente gli stessi parametri individuati per il monitoraggio al fine di avere dati comparabili fra le diverse aree territoriali prese in considerazione, fra le regioni e all'interno delle regioni stesse, e per distinguere meglio le cause di eventuali criticità.
(Cds/ Dire)