Roma, 31 mar. - La ricerca. "Caro Stefano, l'impresa più bella che sei riuscito a costruire negli anni è stata quella di trasformare il veleno della malattia in medicina per gli altri. Ciao, onorerò per sempre la tua persona". Così parlava il 1 luglio 2013 Roberto Baggio ricordando il suo amico ed ex compagno di squadra Stefano Borgonovo morto ucciso dalla sla, la sclerosi laterale amiotrofica. Malattia neurodegenerativa che progressivamente porta ad una paralisi totale. Aveva 49 anni Borgonovo, è stato calciatore, ruolo centravanti (Como, Fiorentina, Milan, Pescara, Udinese nell'89 in Nazionale) ed allenatore.
A otto mesi di distanza un gruppo di scienziati italiani annuncia che è stato identificato un nuovo gene principale causa della sla - morbo di Lou Gehrig. Sarebbe alla base di alcuni casi di malattia che ricorrono in alcuni nuclei familiari. Lo studio su questo gene,'Matrin3' localizzato sul cromosoma 5, è stato scoperto analizzando il dna di diverse famiglie con persone colpite dalla malattia. I risultati del lavoro sono stati pubblicati sulla rivista scientifica "Nature" che ha dedicato la copertina le novità sulla sla.
Il consorzio. La firma è di un gruppo di ricercatori italiani del consorzio Italsgen (riunisce 14 centri universitari ed ospedalieri che si sono riuniti per combattere la sla) coordinati da Adriano Chiò del centro sla del dipartimento di Neuroscienze dell'ospedale Molinette della Città della scienza di Torino.
Tra il calcio è la malattia il legame è talmente stretto (i calciatori sono colpiti 12 volte in più rispetto alla popolazione generale, quasi 50 i morti, varie inchieste)che una buona parte dei finanziamenti per lo studio sono arrivati proprio dal mondo dello sport: oltre che dal ministero della Salute, dalla Comunità europea e dalla Fondazione italiana di ricerca per la lotta alla sla anche dalla Federazione gioco calcio. Una delle teorie più dibattute, sostenuta dalle indagini del procuratore di Torino Raffaele Guariniello è l'associazione tra farmaci dopanti e sla.
Il gene che è stato scoperto fornisce delle informazioni importanti per l'identificazione dei meccanismi della degenerazione dei motoneuroni ed avvicina la possibilità di nuove terapie mirate, grazie all'individuazione di vie cellulari suscettibili di interventi terapeutici. "Questo successo- spiega Adriano Chiò- ci aiuta a capire i meccanismi che scatenano la malattia. Almeno nelle forme genetiche, ovvero quando si presenta all'interno della stessa famiglia". Il risultato, comunque, servirà anche a far luce sulla sla di tipo non ereditario che rappresenta la maggior parte. Esistono, infatti, due tipi di malattia, ricordano i neurologi ricercatori. Una, cosiddetta 'familiare', di origine genetica e una 'sporadica' che sembra legata soprattutto all'intervento di fattori ambientali che restano ancora misteriosi. Certo è che il gene riveste un ruolo importante nella malattia.
Il difetto. "Matrin 3- aggiunge Chiò- è una proteina adibita al trasporto dell'informazione genetica dal nucleo della cellula alle fabbriche intracellulari di proteine, i ribosomi. Quando Matrin3 è difettoso questo trasporto non avviene più in modo corretto". In Italia si contano circa 5mila casi (la malattia colpisce prevalentemente gli uomini), tre nuove diagnosi al giorno, tra i 34 e i 70 anni. "Questa scoperta- commenta Mario Sabatelli neurologo dell'università Cattolica di Roma- è il risultato di una collaborazione nazionale che ci ha permesso di scoprire finora tre geni legati alla malattia. È un risultato ottenibile solo perché si mettono insieme tecnologie fondi e dati relativi a pazienti di diversi centri". Il mondo dello sport, in particolare del calcio, è sotto osservazione e, con ogni probabilità, alcuni integratori utilizzati in passato (amminoacidi ramificati e creatina) sono stati allontanati dai campi. In nome di tutti quelli che ci hanno rimesso la pelle. In Nome di Stefano Borgonovo che nel 2008 ha creato una Fondazione onlus per combattere la sla. Quella malattia che lui chiamava 'la stronza'.
(Cds/ Dire)