Roma, 26 mar. - "La pena dell'ergastolo è l'unica adeguata". Così il pm Gabriella Fazi al processo ad Angelo Stazzi, l'infermiere di 69 anni accusato di aver ucciso sette anziani ricoverati in una Casa di riposo alle porte di Roma. La condanna a vita, sulla quale deciderà la III Corte d'assise di Roma, è stata chiesta per cinque delle sette morti contestate; per le restanti, il pm ha sollecitato l'assoluzione con formula dubitativa.
E' durata tre ore la requisitoria del pubblico ministero.
'Grave ipoglicemia determinata dalla somministrazione di farmaci', in particolare di massicce dosi d'ipoglicemizzanti in persone non diabetiche, è il filo conduttore per il quale Angelo Stazzi è sotto processo, a cui si aggiunge anche una contestazione integrativa: quella di aver causato la morte degli anziani anche somministrando psicofarmaci. "Sono certa della natura dolosa degli eventi- ha detto il pm- Sono certa che dietro tutti questi eventi vi è un'unica mano, quella di Angelo Stazzi".
In quella casa di riposo dove l'infermiere prestò servizio tra il dicembre 2008 e il settembre 2009 "mai, fino al suo arrivo, si erano verificati malori e decessi così ravvicinati nel tempo, e mai per coma ipoglicemico. E cosa succede dopo il suo allontanamento dalla struttura? Nulla, nessun altro caso di ipoglicemia. E la somministrazione dei farmaci era quasi esclusivamente compito di Stazzi". Dall'infermiere-imputato, quindi, "nessuna imprudenza o imperizia. Lui maneggia l'insulina come un cecchino ripone la sua arma pronta all'uso". Il movente, poi, è chiaro: è "nella ricerca del delitto perfetto, senza lasciare tracce, e attuato in maniera seriale. La definizione di 'Angelo della mortè è quella che si addice a Stazzi". Per il pm c'è un "farneticante movente" nascosto dietro quegli omicidi: "Provare il brivido di tenere una vita umana nelle proprie mani, di decidere se spezzarle oppure no. C'è un animo crudele e narcisistico". Ecco perché Angelo Stazzi "non merita la concessione di alcuna attenuante", e va condannato all'ergastolo.
Stazzi non ha ascoltato la richiesta di condanna. Questa mattina, pochi minuti dopo l'inizio della requisitoria, non appena il pm ha brevemente ricostruito i fatti che hanno portato alla sua condanna a 24 anni di reclusione (adesso definitiva) per l'omicidio di una collega (ed ex amante), ha chiesto di andar via dall'aula: "Non posso sentire queste bugie, vado via!", ha detto. Venerdì, spazio ai legali di parte civile; la prossima settimana, i difensori e la sentenza.
(Cds/ Dire)