Roma, 26 mar. - La riforma delle professioni sanitarie inizia ufficialmente il suo iter in commissione al senato. Dopo mesi di stallo, quindi, il ddl "Deleghe al governo in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, di enti vigilati dal ministero della salute, di sicurezza degli alimenti, di sicurezza veterinaria, nonché disposizioni di riordino delle professioni sanitarie, di tutela della salute umana e di benessere animale", voluto dal ministro della salute Beatrice Lorenzin, che ha incassato il primo via libera da palazzo Chigi nel luglio 2013, il parere favorevole delle regioni a novembre e il sì definitivo del consiglio dei ministri il 17 dicembre scorso può finalmente partire. E, dopo anni di attesa, riformare pure le 21 professioni sanitarie prive di una regolamentazione.
Il ddl, infatti, tra le altre cose interviene proprio su queste categorie: professioni affini ma regolamentate in modo diverso. Gli infermieri, le ostetriche e i tecnici sanitari di radiologia medica, già aggregate in collegi provinciali e federazioni nazionali, le altre costituite in associazioni. Per le prime, quindi, si tratta di trasformare i collegi in ordini, per le seconde, di dargli una rappresentanza istituzionale.
Il disegno di legge prevede in sostanza la costituzione degli ordini degli infermieri, delle ostetriche, dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (in questo ordine rientreranno anche gli assistenti sanitari, oggi con un albo a sé). È la stessa relatrice al provvedimento, nonché presidente della commissione salute Emilia Grazia De Biasi, a segnalare "fra i temi di maggior rilievo", proprio le disposizioni concernenti il riordino delle professioni sanitarie, che dice, "andranno valutate sia alla luce degli indirizzi politici promananti dall'Unione europea, sia in considerazione della necessità di disciplinare in maniera omogenea le diverse professioni, così da riconoscerne la pari dignità e da valorizzarne le competenze, necessarie alla funzionalità del sistema sanitario".
(Cds/ Dire)